Agopuntura in neurochirurgia

Accanto al neurochirurgo Paolo Ferroli vi sono due neuroanestesisti:  Dario Caldiroli e Amalia Scola, specialisti anche in agopuntura. Telecamere e computer guidano le mani di chi opera per limitare l’intervento al punto esatto in corrispondenza del tumore e renderlo mininvasivo e analgesia effettuata con agopuntura, in modo che il paziente sia si tranquillo e senza […]

Accanto al neurochirurgo Paolo Ferroli vi sono due neuroanestesisti:  Dario Caldiroli e Amalia Scola, specialisti anche in agopuntura. Telecamere e computer guidano le mani di chi opera per limitare l’intervento al punto esatto in corrispondenza del tumore e renderlo mininvasivo e analgesia effettuata con agopuntura, in modo che il paziente sia si tranquillo e senza dolore, ma vigile e collaborativo. Il paziente è l’attore principale dell’intervento chirurgico e guida l’attività del chirurgo e dell’anestesista. L’agopuntura evita gli effetti negativi dell’intervento: quelli minimi dell’anestesia, accorcia inoltre la fase preoperatoria e limita la degenza postoperatoria. Il paziente non subisce in tal modo i danni di una lunga ospedalizzazione e viene dimesso sovente dopo una o due giornate dall’intervento. L’accesso al cervello è avvenuto con un taglio minimo di sei centimetri, grazie anche al sistema della neuronavigazione che, con la visione ravvicinata via computer, indica al medico i punti precisi dove intervenire per l’asportazione del tumore. Il tutto al Besta, il dipartimento di neurochirurgia (Carlo Lazzaro Solero, direttore) di Milano: uno dei centri neurochirurgici all’avanguardia in Europa. I 15 neurochirurghi eseguono un volume di attività di oltre 2300 interventi di elezione all’anno che li colloca tra gli specialisti più qualificati al mondo. Nel dipartimento vengono trattate tutte le condizioni di interesse neurochirurgico di elezione sia dell’adulto sia pediatriche che includono: tumori cerebrali e spinali, malformazioni del cranio e colonna, malformazioni vascolari, patologie degenerative della colonna, patologie del movimento e sindromi dolorose. Ciascuna di queste rappresenta aree specifiche di eccellenza. I medici del dipartimento lavorano in stretta collaborazione con altri specialisti, (neurologi, neuro-oncologi, neuroradiologi, psicologi, radioterapisti, otorinolaringologi ed endocrinologi) in maniera tale che i pazienti abbiano a disposizione un ampia varietà di competenze. I neurochirurghi del dipartimento hanno accesso a sofisticate tecnologie al fine di erogare ai pazienti servizi di altissima qualità. Sono vitali gli strumenti per la neuro navigazione e il monitoraggio intraoperatorio (inclusi i sistemi di supporto per awake surgery). L’analisi costante della estesa casistica permette di individuare le migliori strategie terapeutiche. II meccanismo d’azione dell’agopuntura praticata in Cina da gran tempo e introdotta in anni recenti anche nei paesi occidentali non senza polemiche, era sino a non molto tempo fa del tutto oscuro. Ciò vale anche per quel tipo di algoterapia – affine all’agopuntura -consistente in una sequenza di stimoli dolorosi applicati in altri punti del corpo (contro­stimolazione). Negli animali e nell’uomo si è potuto dimostrare che l’azione antinoxicet-tiva ovvero il lenimento del dolore mediante stimolazione simile all’agopuntura (cioè sti­molazione cutanea elettrica a bassa frequenza e ad intensità elevata) viene notevolmente ridotta dal naloxone. Già nel 1969 Reynolds dimostrò che la stimolazione elettrica di determinate aree cere­brali del ratto può produrre uno stato analgesico tale da consentire persino interventi chirurgici. Uno studio più approfondito di questo fenomeno ha rivelato che i più efficaci punti di stimolazione si trovano nella sostanza grigia periacqueoductale/periventricolare e che essi coincidono con i punti in cui un’iniezione di microdosi di morfina esplica la massima azione antinoxicettiva. Altre scoperte, come l’annullamento parziale o totale di questo effetto ad opera del naloxone, il suo indebolimento mediante ripetute stimolazio­ni elettriche (cioè sviluppo di tolleranza) nonché parziale tolleranza incrociata con la fina, indicano che la stimolazione elettrica libera endorfine e che queste determinano, al­meno entro certi limiti, l’effetto antinoxicettivo. In altri esperimenti non si è riscontrato però alcun blocco ad opera del naloxone (o se vi è stato esso è risultato assai modesto). Si è pertanto indotti a ritenere che la liberazione di endorfine rappresenta soltanto uno dei numerosi possibili meccanismi di analgesia mediante stimolazione cerebrale. Analoghi risultati furono osservati anche nell’uomo: per mezzo di stimolazione elettri­ca nella sostanza grigia periventricolare si è ottenuta, nel caso di pazienti colpiti da sin­dromi dolorose non altrimenti dominabili, una forte attenuazione dei dolori, che si pro­lungava oltre il periodo di stimolazione e che era sopprimibile mediante somministrazio­ne di naloxone. Tale effetto era in parte accompagnato anche da un aumento del conte­nuto, prima abnormemente basso, di endorfine nel liquido cefalo-rachidiano. Resta tuttora aperto il seguente problema: quali sistemi endorfinergici vengono attiva­ti da questa metodologia di controstimolazione? È stato bensì descritto un aumento del livello di endorfine, con stimolazione elettrica, prima trovato patologicamente basso nel liquido cefalo-rachidiano dopo agopuntura ma circa la natura delle endorfine in causa non si sa nulla e neppure si conoscono le strutture da cui esse sono liberate.Ciò vale anche per quel tipo di algoterapia – affine all’agopuntura -consistente in una sequenza di stimoli dolorosi applicati in altri punti del corpo (controstimolazione). Negli animali e nell’uomo si è potuto dimostrare che l’azione antinonocicettiva ovvero il lenimento del dolore mediante stimolazione simile all’agopuntura (cioè sti­molazione cutanea elettrica a bassa frequenza e ad intensità elevata) viene notevolmente ridotta dal naloxone . Al contrario, una stimolazione nervosa transcutanea ad alta frequenza ed a minore intensità è poco influenzata dal naloxone. Resta tuttora aperto il seguente problema: quali sistemi endorfinergici vengono attiva­ti da questa metodologia di controstimolazione? È stato bensì descritto un aumento del livello di endorfine, con stimolazione elettrica, prima trovato patologicamente basso nel liquido cefalo-rachidiano dopo agopuntura ma circa la natura delle endorfine in causa non si sa nulla e neppure si conoscono le strutture da cui esse sono liberate. anni recenti anche nei paesi occidentali non senza polemiche, era sino a non molto tempo fa del tutto oscuro. Ciò vale anche per quel tipo di algoterapia – affine all’agopuntura -consistente in una sequenza di stimoli dolorosi applicati in altri punti del corpo (contro-stimolazione). Negli animali e nell’uomo si è potuto dimostrare che l’azione antinoxicet-tiva ovvero il lenimento del dolore mediante stimolazione simile all’agopuntura (cioè sti­molazione cutanea elettrica a bassa frequenza e ad intensità elevata) viene notevolmente ridotta dal naloxone . Al contrario, una stimolazione nervosa transcutanea ad alta frequenza ed a minore intensità è poco influenzata dal naloxone. Resta tuttora aperto il seguente problema: quali sistemi endorfinergici vengono attiva­ti da questa metodologia di controstimolazione? È stato bensì descritto un aumento del livello di endorfine, con stimolazione elettrica, prima trovato patologicamente basso nel liquido cefalo-rachidiano dopo agopuntura ma circa la natura delle endorfine in causa non si sa nulla e neppure si conoscono le strutture da cui esse sono liberate.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *