L’acqua su marte è un poco teramana

Lo scienziato teramano Gaetano Di Achille, con i suoi colleghi dell’Università della California Boulder ed il geologo planetario statunitense Brian M. Hynek,  hanno firmato una ricerca pubblicata su Nature Geoscience ed appena uscita, in base alla quale si dimostra, fuori da ragionevoli dubbi, che Marte ra un pianeta acquativo fino a 3,5 milioni di anni […]

Lo scienziato teramano Gaetano Di Achille, con i suoi colleghi dell’Università della California Boulder ed il geologo planetario statunitense Brian M. Hynek,  hanno firmato una ricerca pubblicata su Nature Geoscience ed appena uscita, in base alla quale si dimostra, fuori da ragionevoli dubbi, che Marte ra un pianeta acquativo fino a 3,5 milioni di anni fa. “Questa ipotesi negli ultimi vent’anni è stata più volte avanzata e contestata e rimane uno dei maggiori misteri nella ricerca sul pianeta rosso”  scrivono Di Achille e Hynek su Nature Geoscience, ma questo loro lavoro darebbe ora un contributo importante a supporto della tesi della presenza dell’esistenza di un gigantesco oceano su Marte alcuni miliardi di anni fa, quando il pianeta rosso era ancora “giovane”. “Il clima di Marte”, in quel periodo, scrivono ancora gli scienziati,  «”avrebbe potuto sostenere un complesso sistema idrogeologico» e «probabilmente un oceano dell’emisfero nord copriva un terzo della superficie del pianeta”. Analizzando le valli dei 40.000 antichissimi fiumi marziani e i depositi dei delta di 52 di essi, e’ stato confermato che “il ciclo dell’acqua su Marte era simile a quello della Terra, con piogge, acqua che scorreva, laghi e in un grande oceano”.  L’oceano aveva una profondità di 550 metri e copriva il 36% del pianeta e conteneva dunque circa 124 milioni chilometri cubi di acqua. Si ipotizza che poi, in un’epoca non determinata e per motivi da stabilire, il campo magnetico di Marte non abbia più protetto il pianeta dai terribili raggi solai e l’acqua sia lentamente evaporata.  Oggi rimangono solo depositi di ghiaccio ai poli e – forse – in profondità.  Sempre di questi  giorni uno studio fa  ritenere che sulla Luna vi sia molta più acqua di quanto finora ipotizzato.  A sostenerlo uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas) da un gruppo di ricerca coordinato dall’americano Francis McCubbin della Carnegie Institution che ha ri-analizzato alcune rocce lunari raccolte durante le missioni Apollo. Secondo lo studio l’acqua si sarebbe conservata nel magma caldo della luna quando questa si formò, 4,5 miliardi di anni fa e si sarebbe poi diffusa nelle parti interne della Luna. Secondo i ricercatori l’acqua era presente sulla Luna durante la sua nascita ovvero quando il magma caldo cominciò a raffreddarsi e a cristallizzare. La scoperta dà ancora più consistenza alla teoria dell’impatto, secondo cui la Luna sarebbe nata dalla collisione fra un oggetto grande quanto Marte e la giovanissima Terra circa 4,5 miliardi di anni fa, scagliando nello spazio materiali provenienti da entrambi i corpi che poi si sarebbero fusi per formare la Luna. Tornando all’acqua su Marte (elemento centrale di ci ipotizza lo sviluppo di forme di vita su di esso),  già nel dicembre del 2006 Mars Global Surveyor  ha fornito le prove fotografiche che a tutt’oggi l’acqua fuoriesce da fenditure lasciando tracce erosionali sul terreno. Altre fotografie hanno mostrato letti di antichi fiumi, con isole che sorgevano al loro interno, prove inconfutabili che un tempo il liquido scorreva formando le caratteristiche formazioni che ora noi vediamo. Ma col diminuire della forza del campo magnetico il vento solare ha spazzato via la primitiva atmosfera facendo diminuire drasticamente la pressione e quindi favorendo l’eliminazione quasi completa dell’acqua dalla superficie per evaporazione nello spazio. Nel marzo del 2004 la sonda Mars Express ha rilevato la presenza di metano nell’atmosfera di Marte, e siccome questo gas può persistere solo per poche centinaia di anni, essa viene spiegata solamente attraverso un processo vulcanico o geologico non identificato o con la presenza di certe forme di vita estremofile; altri hanno spiegato che il minerale chiamato olivina in presenza di acqua potrebbe essere stato convertito in serpentina  e questo fenomeno potrebbe essere successo in qualche posto nel sottosuolo  di Marte ed aver liberato abbastanza metano da poter essere stato rilevato dalle sonde. Nel giugno del 2008 la missione Phoenix ha testimoniato la presenza di acqua allo stato solido sul pianeta rosso. Phoenix ha lavorato su terreni vecchi di 50.000 e forse un milione di anni sperando di trovare tracce che un tempo il clima di Marte era stato più caldo.Nel 2016 l’Astrobiology Field Laboratory,  volerà verso il pianeta rosso per rispondere a quelle domande rimaste senza risposta o confermare quelle che già la hanno avuta.

Carlo Di Stanislao

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