Io, volenterosa cavia

(a proposito di capire l’Italia, oggi) “Tentativo” di capire, per la precisione. Perché cavia? Perché mi espongo pur essendo priva di certezze. Che al contrario troppi altri tra politici e giornalisti e scrittori ostentano. Sicché la maggioranza è implosa; per una questione di ambizione finiana secondo alcuni, secondo altri per una interna controversa visione sul […]

(a proposito di capire l’Italia, oggi)

Tentativo” di capire, per la precisione.
Perché cavia? Perché mi espongo pur essendo priva di certezze. Che al contrario troppi altri tra politici e giornalisti e scrittori ostentano.
Sicché la maggioranza è implosa; per una questione di ambizione finiana secondo alcuni, secondo altri per una interna controversa visione sul da fare e per l’insofferenza tra Fini e Bossi.
E il Presidente del Consiglio?, anche lui è stato davvero fatto crollare dal piedistallo del suo ottimismo a opera dell’ininterrotto frenetico antiB. dell’Opposizione, anzi delle Opposizioni?

Se sì, ciò sarebbe il risultato dell’essersi le Opposizioni per quasi tre anni polarizzate sul conflitto d’interesse (e sulla vita privata di Berlusconi), sempre attente peraltro nell’occultare ai cittadini la priorità di bilanciare le emergenze italiane al contesto globale.

Questo assalto per alcuni legalitario per troppi altri strumentalmente legalitario è stato perseguito invadendo letteralmente l’etere con programmi di successo antiB. senza capire che così facendo è stata anche esibita una contraddizione in termini. Contraddizione perché le reti berlusconiane non li hanno controbilanciati con altrettanti programmi, così dimostrando che l’accusa dello strapotere mediatico di B. era ed è di fatto inesistente.

Obiezione: ma come, non è forse Berlusconi considerato un grande comunicatore?! Eppoi: che colpa ne abbiamo se il Pdl è privo d’intelligenze in grado di fare comunicazione d’assalto?

Risposta: E’ vero, quando B. indossa l’abito della serietà è effettivamente convincente, ma non ha saputo o voluto o potuto allestire un vero e proprio coro mediatico come ha fatto la sinistra . Ma, ripeto, il successo mediatico dell’Opposizionie è anche stata la sua debolezza.

A che cosa è loro servito infatti ripetere fino alla nausea che occorre occuparsi dei problemi degli Italiani se poi il loro argomentare politico è consistito per l’appunto quasi esclusivamente, con una iterazione ossessionante, nel conflitto d’interesse e nelle leggi ad personam ( e alla vita privata di B.) cui la gente non presta in genere una irrinunciabile importanza?

Non per nulla gli attuali sondaggi dimostrano sì che le… quotazioni del Presidente del Consiglio sono nettamente in ribasso ma anche che se si andasse al voto il Pdl continuerebbe a prevalere.

Tirando una sintesi, se le opposizioni sono state quanto mai efficienti mediaticamente, al punto d’aver forse logorato la resistenza di B., sono però apparse carenti quanto a contenuti politici, mentre, l’oggi ex maggioranza, quasi insignificante mediaticamente, attraverso tre vittorie elettorali ha dimostrato più vicinanza alla gente, il cosiddetto popolo sovrano. Non è alquanto paradossale?

Il fatto è che l’Opposizione ha esasperato i due punti vulnerabili di B. perché evidentemente non disponeva di progetti e soggetti politici idonei a prevalere nell’agone elettorale.
Con il voto la gente ha espresso chiaramente l’opinione che il dibattito parlamentare e mediatico dovrebbe vertere su i problemi politici e non su quelli del gossip o su i problemi giudiziari. La gente anche quella incolta sa benissimo che la politica non offre quel valore adamantino che si vorrebbe – aspirazione per un molto dilà da venire – costretta com’è al compromesso e insidiata dalla corruzione, però si orienta al lume del buon senso e il buon senso le suggerisce che chi è al governo deve essere lasciato governare.

Sto dicendo che tutti vorrebbero i politici senza macchia e assolutamente trasparenti, ma che non essendo ovvio questo sacrosanto requisito come storicamente troppo spesso comprovato, nel nostro caso avrebbe potuto essere ostative vecchie vertenze giudiziarie solo se fosse stato imposto come requisito per candidarsi alle elezioni, ( come del resto avviene per tante categorie di professioni o mestieri.). Ciò non è stato fatto, perciò a lume di naso, una volta eletto, un cittadino ha il dovere e il diritto di svolgere il suo lavoro salvo se non si evidenziasse una sua colpevolezza per un reato compiuto in seguito durante il suo mandato. Giusto, sbagliato, non so, so però che questa logica indirizza l’opinione pubblica più sul modo di sentire che su quello della legalità.

Ne sono testimone io stessa, ecco la cavia. Sin da quando al Presidente del Consiglio è stato fatto giungere in pieno G8 a Napoli un avviso di garanzia, ho iniziato a individuare in troppi comportamenti di potere, una volontà di pubblica squalifica della sua persona. Gradualmente, constatando giorno dopo giorno il linguaggio improprio perché del tutto estraneo alla politica dell’Opposizione, teso esclusivamente a squalificare l’uomo nel Presidente, mi sono vista impedita a ogni considerazione critica su di lui e viceversa impegnata a sostenerlo nel compito cui era stato deputato.

E quanto più si autoalimentava l’instancabile forma persecutoria cui tutta o quasi l’intelligentia nostrana si è profusa con una mobilitazione massiccia di dottrina, di cultura, di manifestazioni intellettuali e soprattutto di tecniche comunicative tanto più mi confermavo nel mio convincimento.

L’opposizione era stupita che il Pdl continuasse a godere del consenso popolare, non capivano che il loro accanimento si era dimostrato “utile” solo a svilire l’immagine internazionale del nostro Paese, perché il…popolo sovrano molto semplicemente si diceva l’un l’altro “ Insomma proprio non lo vogliono far governare”. E’ così che anche a me è parso.

Con ciò, ripeto, non affermo che questo popolo nel quale sono rappresentata anch’io, avesse ragione, dico che questi erano i sentimenti che l’intento dispregiativo dell’Opposizione provocava.
Tuttavia soltanto l’implosione all’interno del Pdl ha raggiunto l’obbiettivo di far cadere probabilmente il governo e ciliegia sulla torta subentra l’attuale gogna del caso Ruby , che più che confermarmi su certe evidenze caratterologiche del Presidente (ma insieme al suo vulnerabile senso umanitario), mi confermano sulla pochezza dei troppi antiB.

Il fatto è che dalla Democrazia, tanto strumentalmente menzionata, mi attendevo ben altro, un confronto costruttivo su i quanto mai complessi problemi attuali, insieme alla decisione di rimandare il voluminoso contenzioso berlusconiano a fine legislatura.

Obbiezione: ma se poi il mandato gli fosse riconfermato?

Risposta: sarebbe una riprova che secondo il popolo questo Presidente avrebbe governato bene.
Semplicistico? No, realistico.
Chiudo invitando ad una riflessione sul “popolo sovrano”e alla dizione da una certa quota di giornalisti ancora usata, di “gente comune”. Un bel tonfo, dalla sovranità al dispregiativo “gente comune”. Oggi poi per “comune” s’intende il cittadino che non è in pianta stabile sul monitor TV.

C’è da dire che i giornalisti più evoluti hanno capito il mio messaggio quando dissi loro che il giornalismo aveva ucciso la gente. Spiegai che era diventato impossibile a un giornalista fare cronaca di un avvenimento particolare dicendo “ Alla spicciolata tanta gente è giunta alla manifestazione” oppure “ Anche i cittadini hanno dimostrato la necessità di esserci così che in breve si è formata una vera e propria folla “ oppure “ La gente è accorsa in massa alla toccante cerimonia” oppure “ Contrariamente alle previsioni le persone sono giunte, compostamente, in silenzio, in gran numero, a testimoniare il più profondo sentire della gente” oppure e via di seguito in tante varianti. A questo giornalista gli si sarebbe inceppata la lingua, non sarebbe riuscito a pronunciare la parola “gente” senza aggettivarla in qualche modo, il più usato “gente comune” che di solito viene fatto seguire alle dizioni “Le autorità e la gente che conta” ( quelli del pallottoliere), oppure “gente normale”( esclusi gli handicappati?) o l’”uomo della strada” (…senza fissa dimora?).

Se poi riflettiamo che alla gente etichettata, certamente non volendo, in modo dispregiativo con l’aggettivo “comune”, si richiede secondo i canoni democratici di tirare le somme sulla finanza, sulla scuola, sulla ricerca, sulla politica interna ed estera, sulla sanità, sull’edilizia, sulla magistratura, sul fisco eccetera, dove cioè “quelli che contano” si occupano soltanto di uno solo di questi ambiti e con uno stuolo di collaboratori, ciò vuol dire che questa gente – che tra l’altro deve anche lavorare per guadagnarsi il pane quotidiano – dovrebbe essere superdotata, altro che comune.
A me pare strabiliante. Ma ecco che tale congettura si trascina dietro le responsabilità politiche e ancora di più se possibile, le responsabilità del giornalismo.
Salto le responsabilità politiche e mi fermo un attimo su quelle giornalistiche, perché sono quelle ancora più importanti perché costituiscono il tramite tra chi governa e i governati.
Stringendo: i comunicatori che evidenziano alcune notizie a spese di altre, che le ingigantiscono, che le deformano, che le passano ambiguamente, o che suggeriscono subliminalmente odio o derisione, che falsano fatti e parole e ancor peggio significati, che tirano conclusioni arbitrarie, che sgualciscono e insozzano la realtà così da renderla irriconoscibile, che strumentalizzano gli accadimenti per vendere o fare audience, che rubano le immagini, che eccitano la morbosità, che fanno insomma dell’informazione il falso più clamoroso esistente, non sono degni della qualifica di giornalisti. E anche se protetti dalla Costituzione sarebbero da imputare di gravissimo reato antidemocratico.

Gloria Capuano. Giornalista di Pace e Scrittrice.

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