Il pericolo di facebook

Social Network da maneggiare con cura Un veicolo prezioso per conoscersi si può rivelare un’arma a doppio taglio piena di insidie. Il primo a farne le spese è stato proprio il suo ideatore come racconta un film. La soluzione ideale? Scomparire ma solo virtualmente. Dal cupo slogan “Non puoi avere 500 milioni di amici senza […]

Social Network da maneggiare con cura

Un veicolo prezioso per conoscersi si può rivelare un’arma a doppio taglio piena di insidie. Il primo a farne le spese è stato proprio il suo ideatore come racconta un film.
La soluzione ideale? Scomparire ma solo virtualmente.
Dal cupo slogan “Non puoi avere 500 milioni di amici senza farti qualche nemico”, The Social Network, regia di David Fincher (conosciuto grazie al film Seven e di Fight Club), appena presentato nella Capitale, fa trasparire di come la Rete possa celare il nostro inconscio collettivo. La storia di Mark Zuckeberg, il giovanissimo miliardario della storia e del mondo, lo studente che, creando Facebook nel 2003, permette la connessione di tutto il globo, però perdendo i suoi amici e il suo grande amore, rivela un retroscena alquanto malinconico.
E Facebook è una scoperta dietro la quale si nascondono numerosi pericoli. La Rete preserva ogni cosa e conosce nei minimi dettagli la nostra personalità. Per questo occorre utilizzarla con attenzione. Segue un sintetico vademecum per non andare incontro a brutte sorprese.
N.B. La homepage di Facebook informa: “Non possiamo garantirti che i contenuti che invii al sito non siano visualizzabili da persone non autorizzate” e “ Non siamo responsabili di elusioni delle misure di sicurezza del sito o delle impostazioni della privacy”.  In poche parole, siamo un libro aperto che altri, anche non conoscenti, possono leggere.
L’ISCRIZIONE Email, password, nome vero o finto, sesso (è obbligatorio). A scelta il numero di cellulare, la data di nascita, le scuole frequentate, i gusti (musica, libri, hobby). Si sceglie il livello di sicurezza, vale a dire chi può accedere ai nostri materiali (Tutti? Gli amici? Gli amici degli amici?) e mettiamo in rete le nostre foto preferite. Ciò che scriviamo o pensiamo tra vent’anni diventerà un segno indelebile della nostra esistenza.
LA RICHIESTA DI AMICIZIA Incontriamo gente nuova, però l’identità potrebbe essere un alias, i dati possono essere falsi, le foto non corrispondenti alla realtà. Offrire la nostra amicizia è un gesto più significativo di quanto si possa immaginare, soprattutto se condividiamo sentimenti e fatti personali. E’ ancora più rilevante se preferiamo uscire dall’agorà virtuale e conoscerci veramente. Dalla cronaca nera apprendiamo di andarci cauti.
DA EVITARE
a) Connettersi durante l’orario di lavoro (in Inqhilterra equivale al licenziamento immediato).
b)  Esprimere “a caldo” opinioni delle quali potremmo pentirci: non potremo ritirarle dai link o commenti altrui.
c) Partecipare a gruppi aperti, in cui chiunque può entrare e interagire con noi. Di solito negli uffici del personale, prima di un’assunzione, si opera una ricerca su Facebook così scartando i profili non coerenti con il posto di lavoro (iter diffuso negli Stati Uniti).
d) Sfoghi, foto spinte, hobby particolari. Attenzione nell’“aggiornare il profilo”: tutto può essere usato contro di noi.
USCIRNE Nel gergo tecnico si dice “suicidarsi”. Occorre compilare un modulo spiegando la motivazione della nostra scelta, tipo “Facebook sta creando problemi alla mia vita sociale” oppure “S tratta di uno stato temporaneo. Tornerò”.
Che cosa rimane? Il profilo, coperto di grigio, ad memoriam, e i dati immagazzinati dal sistema. Il primo a “suicidarsi”? Bill Gates perché quotidianamente 8000 sconosciuti volevano diventare suoi amici.
Francesca Ranieri

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