Puglia ed Abruzzo assieme dalla parte del malato immunitario

Le malattie infiammatorie croniche costituiscono un problema sanitario prioritario ed un’emergenza futura. Secondo gli ultimi rapporti divulgati dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le patologie croniche sono in sensibile aumento e sono responsabili dell’86% dei decessi in tutta Europa. Nel 2015 si prevede possano causare 400 milioni di morti in tutto il mondo. L’aumento progressivo […]

Le malattie infiammatorie croniche costituiscono un problema sanitario prioritario ed un’emergenza futura.
Secondo gli ultimi rapporti divulgati dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le patologie croniche sono in sensibile aumento e sono responsabili dell’86% dei decessi in tutta Europa. Nel 2015 si prevede possano causare 400 milioni di morti in tutto il mondo. L’aumento progressivo delle forme infiammatorie non può che portare le spese sanitarie fuori controllo e costringere le istituzioni ad operare tagli ai servizi, privando di fatto gli ammalati della possibilità di ricevere una assistenza di qualità, gratuita e riservata a tutti. Di questo e del progetto rivoluzionario che ha portato in Puglia, a Campi Salentina, un gruppo di medici e pazienti, riuniti in associazione, a costruire un centro di eccellenza di portata nazionale, si parlerà in un congresso organizzato dalla Università de l’Aquila e dal locale Ordine dei Medici, che si svolgerà sabato 15, con inizio alle ore 9, presso l’Aula Magna Paride Stefanini della Facoltà di Medicina e Chirurgia, nella sede di Coppito. L’iniziativa, aperta agli operatori sanitari e a tutti i cittadini, è finalizzata alla possibile adozione di nuovi modelli sanitari e si focalizza, dunque, intorno all’idea “dell’ospedale dei pazienti”, una dizione assolutamente appropriata perchè costruita sulla necessità che i pazienti hanno di facilitare i loro assurdi percorsi diagnostici e terapeutici. Il riferimento è agli ammalati cronici, che non sono gli ammalati anziani da ricoverare nelle geriatrie. Il riferimento è agli ammalati anche giovanissimi affetti da malattie infiammatorie croniche determinate da un cattivo funzionamento del sistema immunitario. Interverranno con specifici contributi immunologi di chiara fama, fra cui il prof Tursi della Università di Bari ed il dott. Mauro Minelli del comitato scientifico IMID di Campi Salentina, oltre alla presidentessa Nazionale Ester Taccoli e alla professoressa Lia Ginaldi, direttore della Scuola di Specializzazione in Allergologia ed Immunologia Clinica della Università de l’Aquila. I lavori, cui prenderà parte anche lo scrivente, saranno introdotti dal prof. Ferdinando di Iorio, rettore della Università de L’Aquila e dal dott. Maurizio Ortu, presidente dell’Ordine dei medici e conclusi, dopo una tavola rotonda ed un dibattito con il pubblico, dalla professoressa Maria Grazia Cifone, ordinaria di Immunologia e Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università de l’Aquila. Fra i temi trattati, particolare risalto sarà dato alle allergie alimentari ed agli stati di plurisensibilità, in vertiginoso aumento e che necessitano di attenzione sempre più specialistica, transculturale ed integrata. Molta confusione esiste ancora oggi circa il concetto di allergia e quello di intolleranza alimentare, anche se, già nel 1994 l’European Academy of Allergy and Clinical Immunology (EAACI) ha proposto una classificazione basata sui meccanismi patogenetici e che distingue le reazioni tossiche (gastroenteriti da tossine batteriche, intossicazioni da funghi) da quelle non tossiche, suddivise a loro volta in immunomediate (allergie alimentari propriamente dette) e non immunomediate (intolleranze alimentari). In realtà tra le reazioni non tossiche immunomediate vanno considerate non solo quelle mediate dalle IgE, ma anche quelle il cui meccanismo immunologico è di tipo IgG mediato. Un altro aspetto interessante riguarda il ruolo delle IgG specifiche quale marker di una alterata permeabilità della mucosa intestinale conseguente a malattie infiammatorie croniche intestinali e/o a malassorbimento intestinale. Diversi studi hanno infatti dimostrato che, in pazienti con sindrome dell’intestino irritabile, una dieta di esclusione formulata sulla base della presenza di IgG specifiche per determinati alimenti porta ad un significativo miglioramento della sintomatologia rispetto a quelli sottoposti invece a dieta di eliminazione solo di quegli alimenti ritenuti particolarmente allergenici. Sembra oggi che (e anche di questo si discuterà ampiamente durante il congresso), l’utilizzo di test specifici e bem calibrati, dopo attenta anamnesi e visita specialistica, inseriti nello studio per l’inquadramento di pazienti con Reazioni Avverse agli alimenti possa essere visto nell’ottica di individuare meccanismi di ipersensibilità agli alimenti dovuti ad una alterata permeabilità e funzionalità della barriera intestinale e che possa avere un possibile ruolo predittivo di allergia IgE mediata ad inalanti con la finalità di risparmiare al paziente una eventuale terapia farmacologica. E si parlerà anche di intolleranza farmacologica multipla, a volte legata a carenze enzimatiche e non solo e non sempre a fenomeni immunitari. Grazie agli studi compiuti da vari centri, fra cui l’IMID, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, sarà presto possibile personalizzare le terapie e ridurre, anche con uso di antiblsastici in pazienti con cancro, il numero di reazioni avverse ed indesiderate. Molti farmaci vengono attualmente somministrati in modo empirico ed il loro effetto in termini di tossicità e di risposta non è prevedibile. Le reazioni avverse ad un farmaco costituiscono la quarta causa di morte negli USA. Il dosaggio del farmaco nelle cure oncologiche oggi è basato sulla valutazione della superficie corporea. Oggi solo il 30 – 60% dei pazienti risponde positivamente alle terapie farmacologiche e una percentuale anche rilevante dei pazienti può avere reazioni avverse all’uso dei farmaci. Studi recenti hanno dimostrato che metà di questi eventi avversi possono essere potenzialmente evitati. La trasformazione della medicina tradizionale in medicina molecolare è legata oggi alla farmacogenetica, lo studio cioè delle caratteristiche individuali di risposta ai farmaci, costitutive del patrimonio genetico della persona (polimorfismi) o delle caratteristiche genetiche del tumore (mutazioni somatiche). Il congresso costituirà, anche, un momento di iniziale collaborazione fra l’IMID, l’avanzatissima realtà pugliese di Campi Salentina e strutture universitarie ed ospedaliere della realtà aquilana, in modo da comporre una rete virtuosa per l’intercettazione, la diagnosi e la terapia mirata di pazienti tanto numerosi quanto difficili.

Carlo Di Stanislao

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