Napoli “a fuoco”

Si intitola “Fuoco su Napoli”, romanzo di Ruggero Cappuccio, autore teatrale di origine campana e vi si immagina una vicenda che inizia con i Campi Flegrei che stanno per esplodere e la città che sarà presto invasa dall’acqua e dal fuoco. Nessuno ne è al corrente, tranne Diego Ventre – avvocato, affascinante e raffinato affabulatore, […]

Si intitola “Fuoco su Napoli”, romanzo di Ruggero Cappuccio, autore teatrale di origine campana e vi si immagina una vicenda che inizia con i Campi Flegrei che stanno per esplodere e la città che sarà presto invasa dall’acqua e dal fuoco. Nessuno ne è al corrente, tranne Diego Ventre – avvocato, affascinante e raffinato affabulatore, amico di politici potenti e di boss della camorra. Trenta giorni non sono molti, ma a Ventre sono sufficienti per progettare l’affare del secolo: vendere e comprare immobili strategici. Una volta superata l’emergenza, i profitti saranno eccezionali. Napoli sarà un’altra città, sarà la Las Vegas del Mediterraneo. Diego Ventre si muove con agilità, convince imprenditori, camorristi e affaristi, ridisegna il piano regolatore e determina il futuro di Napoli. Ricatta, ammalia, seduce, e trova il tempo per corteggiare la bellissima Luce, figlia di nobili decaduti e attratta da quest’uomo sicuro di sé e colto, che dice sempre le cose giuste e sa sorprenderla regalandole un libro rarissimo o facendo aprire per lei le residenze più inaccessibili. Ma Diego Ventre è anche la coscienza della città: ama Napoli e la vuole vedere in cenere, distrutta e purificata, liberata finalmente dall’ingordigia umana e dalla violenza estetica che per secoli l’ha devastata. Intorno a Diego e Luce, ruotano personaggi che sembrano interiorizzare le ombre che tra poco copriranno la città. Donne in cerca di affetto ma che trovano corpi che sublimano questo bisogno con il sesso, capiclan alla resa dei conti, pittori che tentano un ultimo assalto all’immortalità inseguendo sfumature impossibili. Diego Ventre è anche la coscienza della città: ama Napoli e la vuole vedere in cenere, distrutta e purificata, liberata dalla violenza estetica che per secoli l’ha devastata. E così Napoli esplode, e in quei momenti di silenzio che precedono la tempesta, emergono i personaggi attraverso cui Cappuccio disegna la metafora del male: prostitute e delinquenti. Tra fuoco e acqua Napoli viene annullata e da qui dovrebbe iniziare la rinascita della città o la morte definitiva. L’avvocato-camorrista Ventre, rappresenta il cuore dei napoletani che amano la loro città e vorrebbero vederla rinascere dopo la distruzione di tutto quel marciume che l’ha vista protagonista in negativo di avvenimenti tragici e di delinquenza. Edito da Feltrinelli, “Fuoco su Napoli” è una visione apocalittica di un “torre grechino”, disilluso e deluso per il fallimento della classe politica locale, negli ultimi 60 anni, con in più quella lacapriana melanconia dell’armonia perduta, che è la nota di fondo dell’intero racconto. Come diceva Giovanni Falcone, la prima cosa da cambiare nel Sud è la cultura: un malavitoso non è da ammirare, come invece spesso succede nel Meridione. Poi, occorrerebbe pretendere il cambiamento del linguaggio dei politici: finto e parente di quello pubblicitario e che crea solo falsi modelli da imitare. Ruggero Cappuccio, autore teatrale e scrittore, regista lirico in diverse opere dirette da Riccardo Muti e tra i finalisti del Premio Strega nel 2007 con “La notte dei due silenzi” edito da Sellerio, ci racconta di una Napoli alla deriva e del suo riscatto in una storia dove si dà spazio anche ai sentimenti. Un grande romanzo che può prestarsi benissimo ad una futura opera teatrale.

Carlo Di Stanislao

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