Un brindisi per il buon vivere

Esistono momenti in cui la vita ci fa fermare a meditare. Catturati nella frenesia di settimane di lotta intensa, corriamo dietro agli impegni credendo che fermarci a riflettere sia una perdita di tempo. Abbiamo uno strano concetto del tempo e del nostro tempo. Crediamo in un tempo che se ne va, che fugge come acqua […]

Esistono momenti in cui la vita ci fa fermare a meditare. Catturati nella frenesia di settimane di lotta intensa, corriamo dietro agli impegni credendo che fermarci a riflettere sia una perdita di tempo. Abbiamo uno strano concetto del tempo e del nostro tempo. Crediamo in un tempo che se ne va, che fugge come acqua tra le mani, che si perde … Ma … cosa sarebbe la nostra vita se “i tempi” svanissero senza lasciarci l’esperienza?

Sappiamo che il vino è come un essere vivente; è il risultato di una sequenza di eventi durante i quali cambia: nasce, si sviluppa, raggiunge la pienezza (non si riproduce) e matura. Cioè, il vino – come le persone – è soggetto alle coordinate del tempo e dei processi di maturazione. Faccio girare il mio bicchiere delicatamente – per far sprigionare tutti i profumi del vino – e penso alla “capitalizzazione dell’esperienza“.

Dicono che i vini giovani  – o verdi – si ottengono dall’uva che non ha raggiunto la maturità. Hanno tutti brillantezza e una personalità forte, si distinguono anche per i loro potenti aromi primari.  Un vino maturo, invece, è quello che ha raggiunto il suo punto migliore: ha equilibrio, sapore intenso, profondo, ed è fondamentalmente arrivato al momento ideale per il consumo. Ma è proprio qui l’aspetto controverso: durante le fase in cui si raggiunge la maturità si possono far risaltare le qualità e le sfumature del buon vino. O distruggerle, se non si segue un processo corretto.

Mi bevo un sorso di vino per godermi con calma le riflessioni che sorgono da questo momento: viviamo con amore il nostro processo di evoluzione? Sappiamo che la maturità non è solo il risultato cronologico dei compleanni, ma facciamo fatica a “valutare alla vita” dal punto di vista dell’accumulazione dell’ l’esperienza. Forse guidati dalla moda dell’eterna giovinezza resistiamo a godere la maturità come un passo vitale; ci perdiamo in un labirinto dove si confondono i vantaggi del “vino vecchio” e siamo addirittura capaci di sottometterci a metodi tortuosi per sembrare ciò che non siamo.

Avvicino il naso al bicchiere e cerco di nuovo di riconoscere gli odori che percepisco mentre sento il profumo di un bouquet aromatico che mi fa pensare ad una nuova filosofia della vita. Un concetto del tempo come “processo”, senza perdite. Uno sguardo dentro me stessa riconoscendo le esperienze, che si aprono come un ventaglio e dove le risorse interne sono migliorate, dove il mio proprio equilibrio mi trattiene ed  ospita miei progetti e mi rendo conto che per aprire la bocca al leone non ho più bisogno della forza, ma solo della chiave della strategia. Le sensazioni del buon vino rimangono in bocca e anche se credo di poterle distinguere tutte, continuano a sorprendermi. Le persone sono come il vino, se si avvicinano alla maturità con un buon processo, ci sorprenderemo della loro qualitá e ci sapranno imporre un modello diverso. Mi riempio un altro bicchiere, e questa volta brinderò …

• Per le sfumature diverse di ogni fase della vita!
• Per il concetto di maturità come una bella successione di eventi!
• Perché oggi inizia un’epoca speciale durante la quale potrò imparare dal passato e guardare avanti usando nuovi parametri! Cin-cin, un brindisi per tutti noi! E speriamo davvero di riuscire a capire – poco a poco e nel calore della lotta – il vero significato della frase La vita comincia a 40 anni”.

 alejandradaguerre@gmail.com

  *Alejandra Daguerre è nata a Buenos Aires, dove vive e lavora. Laureatasi in Psicologia nel 1990 all’Università del Salvador nella capitale argentina, ha dapprima lavorato nella Fondazione Argentina per la Lotta contro il Mal di Chagas, nel dipartimento di Psicologia, poi per tre anni presso il Ministero del Lavoro e della Sicurezza sociale (interviste di preselezione, programmi di reinserimento lavorativo e tecniche di selezione del personale), poi dal 1994 al 1999 nella selezione del personale per l’Università di Buenos Aires. Dal 2003 al 2009 ha lavorato presso l’Istituto di Estetica e Riabilitazione Fisica “Fisiocorp”,  dipartimento di Psicologia, nel trattamento psicologico di pazienti con malattie croniche e pazienti in riabilitazione fisica a lungo termine. Dal 1991 opera in attività libero-professionale nel campo della psicologia clínica, per adolescenti e adulti, con metodiche di psicoanalisi e con ricorso all’arte-terapia e terapia occupazionale, utilizzando l’arte come elemento di catarsi terapeutica.

 

Annotazione biográfica a cura di Goffredo Palmerini

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