Mai per amore

Quattro film che in origine dovevano essere sei, prodotti da Claudia Mori e diretti da Liliana Cavani, Margarethe Von Trotta e Marco Pontecorvo, per raccontare, in modo crudo e diretto, aspetti diversi di un fenomeno che ha portato, in Italia, nel 2011, all’uccisione di 127 donne da parte di un uomo. Stalking, violenza domestica, prostituzione […]

Quattro film che in origine dovevano essere sei, prodotti da Claudia Mori e diretti da Liliana Cavani, Margarethe Von Trotta e Marco Pontecorvo, per raccontare, in modo crudo e diretto, aspetti diversi di un fenomeno che ha portato, in Italia, nel 2011, all’uccisione di 127 donne da parte di un uomo.
Stalking, violenza domestica, prostituzione forzata, pericolosità del sesso venduto su web. Sono questi i temi dei film, che dovevano andare in onda dall’8 marzo e sono invece partiti ieri sera con “Troppo amore”, magistralmente interpretato dalla intensa Antonia Liskova.
A seguire, per tre martedì in prima serata, “Ragazze in web”, con Carolina Crescentini e Francesca Inaudi, “La fuga di Teresa” con Stefania Rocca e “Helena & Glory”, con Barbora Bobulova.
Prodotti in collaborazione fra Rai Fiction e Ciao Ragazzi di Claudia Mori, la serie era stata oggetto di un’interrogazione parlamentare che chiedeva di chiarire il ritardo nella messa in onda. “Non c’è stata nessuna censura e nessun ritardo nella programmazione: dovevamo solo trovare la collocazione giusta per le 4 puntate” ha spiegato ieri Fabrizio Del Noce. Mentre, a proposito dell’opportunità di programmare film su un tema così forte in prima serata la Mori ha invece affermato: “Il pubblico di Rai1 vede di tutto, anche trasmissioni orrende, non va tenuto dentro una riserva: bisogna anche migliorarlo”.
“Troppo amore”, il primo film visto ieri, diretto dalla Cavani, racconta la storia di Livia (Antonia Liskova), 28enne che ha lasciato gli studi e lavora in un’azienda che vende depuratori.
Conosce Umberto (Massimo Poggio), affascinante professore universitario sulla quarantina: dopo un breve corteggiamento, tra i 2 inizia una relazione intensa e travolgente. Talmente intensa che Umberto cerca di modellare l’identità di Livia a suo piacimento, decidendone carriera e amicizie. Ben presto, sarà chiaro anche a Livia che quello di Umberto è un amore malato, ossessivo: un amore totalizzante nel suo desiderio di possedere completamente – ed esclusivamente – la donna conquistata.
Da compagno affettuoso Umberto si trasforma lentamente nel carnefice di Livia, seguendola ovunque e precludendo alla giovane la possibilità di una vita normale.
Quella che al principio sembra una semplice storia d’amore, si trasforma gradualmente nel racconto dell’ossessione di un cacciatore che insegue la sua preda, pronto a divorarla, in un estremo gesto di amore malato.
Certamente un buon film, ma, se davvero si vuol far si che siano gli uomini a riflettere, gli va mossa qualche critica.
Si rimane concentrati quasi unicamente su Livia, mentre il personaggio del carnefice è, a ben vedere, solo abbozzato e in maniera piuttosto superficiale.
Ciò che manca a questa prima storia è un’analisi puntuale del punto di vista maschile: la nascita dell’ossessione di Umberto, con tutte le sue sfaccettature psico-patologiche, non ci viene mostrata, o perlomeno non abbastanza.
Pertanto nessun uomo, neanche il più “oscuro”, si identificherà mai con lui.
Insomma dalla Cavani, che ha alimentato un cinema sotterraneo e trans generazionale, che meriterebbe di essere riscoperto proprio perché prepotentemente moderno, ci si poteva aspettare di più e non solo un modesto prodotto dalla banale drammaturgia, sorretto solo da un cast eccellente e da una buona fotografia.
Bellissima la colonna sonora, non solo di questo ma di tutti i film della serie: “Mai per amore”, di Gianna Nannini, una struggente canzone con un bellissimo testo (vedi: http://singring.virgilio.it/testi/gianna-nannini/testo-mai-per-amore.html ) scritto da Isabella Santacroce, autrice di tutte le rime dell’album “Io e te”, uscito lo scorso anno; magnifica narratrice che ha mostrato il suo grande talento nelle 500 pagine del racconto-fiaba “Lulù Delacroix” (2010), seconda puntata di una trilogia iniziata prestissimo con “V.M. 18” e che non è ancora completa.
I prossimi appuntamenti della serie televisiva sono: “Ragazze sul web” di Marco Pontecorvo,
con Carolina Crescentini e Francesca Inaudi, il 3 aprile; “La fuga di Teresa” di Margarethe von Trotta,
con Stefania Rocca, Alessio Boni e Nina Torresi il 10 e, infine, il 17, sempre di Marco Pontecorvo, “Helena & Glory”, con Barbora Bobulova, Esther Ortega e Thomas Trabacchi.
Marco Pontecorvo, unisco maschio fra i director del progetto, affacciatosi alla attenzione di critica e di pubblico con ”Pa-ra-da”, inizierà le riprese di un nuovo lungometraggio a luglio, nelle Marche, prodotto alla Panorama Films e con il titolo, almeno pare, ”Tempo instabile con probabili schiarite”.
Figlio del grande Gillo, grande appassionato di fotografia, lo scorso 30 ottobre Marco Pontecorvo ha introdotto a Roma, nella Sala Igellas, uno splendido “dietro le quinte” de “Il Trono di Spade”, affermando che, poiché la cinematografia è l’arte di raccontare storie attraverso la luce e le inquadrature, è solo con alchimie emotive e particolari che si riesce a dare a ciascuno “il proprio arco visivo”.
Se, come in “Pa-ra-da”, Marco riuscirà a realizzare una regia non troppo insistita, mescolando il reportage alla favola, ci regalerà, in tv, due film sinceri, che, invece di spiegare nel dettaglio e giudicare una realtà, si limiteranno a mostrarla, ora timidamente, ora coraggiosamente, ma sempre e comunque con partecipazione e rispetto.
Ed è questo, io credo, si debba fare, qualunque sia il tema toccato.
Carlo Di Stanislao

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