L’opera Nûr in prima assoluta mondiale al Festival della Valle d’Itria

L’opera Nûr (“Luce” in lingua araba) è una prima assoluta mondiale a Martina Franca, presso il Teatro Verdi il 21 e 28 luglio 2012,  alle ore 21,00. Il Festival della Valle d’Itria, per la prima volta nella sua storia, ha commissionato una nuova opera. La composizione di quest’opera da camera è stata affidata al quarantaduenne italiano […]

L’opera Nûr (“Luce” in lingua araba) è una prima assoluta mondiale a Martina Franca, presso il Teatro Verdi il 21 e 28 luglio 2012,  alle ore 21,00. Il Festival della Valle d’Itria, per la prima volta nella sua storia, ha commissionato una nuova opera.
La composizione di quest’opera da camera è stata affidata al quarantaduenne italiano Marco Taralli, già conosciuto per una serie di brillanti e felici lavori, orchestrali e di teatro musicale, eseguiti con successo in Italia e all’estero (tra i quali: Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Carlo Felice di Genova, Festival Monteverdi di Cremona, Teatro Liceu di Barcellona), mentre il libretto – partendo da uno spunto originale di Marco Buticchi, popolare scrittore di bestsellers di grande successo internazionale – è di Vincenzo De Vivo. Nûr si svolge in una notte, tra i letti di un improvvisato ospedale da campo allestito nel prato di Collemaggio,l’indomani del terribile terremoto che ha distrutto la città dell’Aquila.

Narra la storia di una donna senza nome, che ha misteriosamente perso la vista nel crollo della sua casa
e che trascorre una notte di delirio e visioni. I compagni di corsia, disturbati dal suo continuo lamentarsi per il buio che la circonda,la chiamano Luce.

Si prendono cura di lei un vecchio frate, che nessuno tranne Luce può vedere e un giovane medico arabo,
contrastato dalla concretezza spiccia del Primario, che nell’emergenza del momento rimuove lo spazio della compassione umana, vissuta come ostacolo all’efficienza delle cure.

Da questa drammatica vicenda notturna, che allo spuntare dell’alba approderà a una scoperta salvifica per la coscienza della donna, riemerge in forma quasi trasfigurata la vicenda storica di Celestino V, il papa abruzzese del “gran rifiuto”.

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