Quante cadute

Lungo il difficile cammino parlamentare della Legge di Stabilità il governo è stato battuto tre volte, a partire da un emendamento di Simonetta Rubinato (Pd), uguale ad analoga proposta della Lega, che cancella le penali per l’estinzione anticipata dei prestiti dei Comuni. E, ancora su un secondo emendamento della stessa Lega, che consente ai Comuni […]

Lungo il difficile cammino parlamentare della Legge di Stabilità il governo è stato battuto tre volte, a partire da un emendamento di Simonetta Rubinato (Pd), uguale ad analoga proposta della Lega, che cancella le penali per l’estinzione anticipata dei prestiti dei Comuni.
E, ancora su un secondo emendamento della stessa Lega, che consente ai Comuni e gli Enti locali di revocare a Equitalia e alle società partecipate la gestione della riscossione dei tributi.
Infine, con l’approvazione di un terzo emendamento che sposta al 30/6/2013 il pagamento di tasse e contributi per il ‘cratere’ del terremoto: cioé i comuni di Emilia Romagna e Lombardia, anche questo proposto dalla Lega Nord.
Passa invece la cosiddetta “norma anti-Batman”, con vitalizio sospeso o revocato in caso di condanna e interdizione (temporanea o perpetua) dai pubblici uffici e si registra il via libera dalle commissioni Bilancio e Affari Costituzionali della Camera all’emendamento dei relatori (Chiara Moroni e Pierangelo Ferrari) che riscrive integrandolo l’articolo 2 del decreto sui tagli ai costi della politica. Altre novità introdotte riguardano la riduzione dell’assegno di fine mandato (dovrà essere adeguato a quello che si da nella regione più virtuosa ancora da individuare). Si prevede poi la gratuità della partecipazione alle commissioni (anche quelle speciali). Salta invece il rischio che le regioni inadempienti incorrano nel taglio del 5% dei trasferimenti per il Servizio sanitario. Per le regioni ‘colpevoli’ resta comunque il taglio ai trasferimenti erariali. “Sono norme sacrosante – commenta Sesa Amici del Pd – che ridanno credibilità alla politica e che non fanno ricadere sui cittadini gli errori delle amministrazioni inefficienti”.
Sicché oggi l’Avvenire, in prima pagina, scrive che il vero problema in Italia (un problema da 110 miliardi), sono i bilanci (e buchi) regionali, anche perché, sorprendentemente, la legge non prevede l’obbligo di nomina di un Collegio di revisori dei conti indipendente per le Regioni, come previsto invece per Province e Comuni.
Enrico Zanetti su Linkestia, scriveva il 5 ottobre, che l’enormità degli scandali appurati in seno alla Regione Lazio e la graduale emersione di una gestione quantomeno allegra dei rimborsi spese anche in molte altre Regioni, comprese quelle del virtuoso Nord, sembrava orientare verso controlli meno evanescenti.
Ed aggiungeva che i commercialisti italiani avevano lanciato, già nel 2009 e poi negli anni successivi, il loro allarme: le Regioni, centro nevralgico dell’infrastruttura statale e centro di spesa di primaria importanza, erano e sono tuttora le uniche articolazioni territoriali a non prevedere l’obbligo di nomina di un Collegio di revisori dei conti, come previsto invece per Province e Comuni.
Ma nonostante il governo dichiari di lavorare a una proposta di legge costituzionale per rivedere la ripartizione di competenze tra Stato e Regioni, finalizzate a introdurre per le Regioni un controllo preventivo della Corte dei conti sulla legittimità degli atti e delle determinazioni di spesa, come si è visto anche ieri, la politica boccia tutto e difende se stessa, soprattutto in tema di tagli e controlli.
Ciò che si taglia, invece, è sempre la spesa sociale, con riduzione sempre più giaculatorie che prevedono, ad esempio, la mancanza di fondi (300 milioni, gli stessi che il ministro Passera difende come penale ad Impregilo per l’opera più grandiosa ed inutile del paese: il ponte di Messina) per l’assistenza domiciliare dei malati di SLA.
Paese non solo mal gestito e senza controlli, ma corrotto a vari livelli, con uno scandalo che insegue l’altro: l’ultimo relativo al Viminale che, secondo le rivelazioni del cosiddetto “corvo”, è stato una “Gallina dalle uova d’oro”, grazie ad appalti truccati della Direzione Centrale per i servizi tecnico-logistici e la gestione patrimoniale, un formidabile centro di spesa che, tra il 2006 e il 2011, ha visto avvicendarsi al suo vertice tre prefetti che avrebbero consentito di trasformare: “la casa della legge in luogo prediletto per l’affermazione di interessi personali” , grazie a “forme di assegnazione diretta” di commesse milionarie, coperte da “un ricorso improprio a forme di segretazione”.
Le dieci pagine dattiloscritte che il “corvo”, prima dell’estate scorsa, ha fatto pervenire al ministro dell’interno Cancellieri (che incarica il capo della polizia Manganelli di trasmetterle alla magistratura), squadernano con dovizia di dettagli una storia di macroscopica corruzione. Il lavoro infedele di “una cricca” – si legge nell’anonimo – agli ordini di “un puparo”: l’attuale vicecapo vicario della Polizia Nicola Izzo, “il proprietario di tutti i fondi della Polizia di Stato, sia nazionali, sia provenienti dall’Unione Europea che, spietatamente, controlla tutti gli uffici delegati alla gestione economica e amministrativa dell’Amministrazione”.
Non meno straziante del giovanissimo soldato di Assad, che chiede pietà prima di essere barbaramente fucilato dai rivoltosi è il video che mostra i RomaIl, bambino che urla e si divincola, mentre i poliziotti lo trascinano via come un delinquente da una scuola di Cittadella, in provincia di Padova.
E non basta la critica di Schifani o il turbamento espresso da Anna Maria Cancellieri.
Né basta che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, abbia sollecitato il governo a rispondere in Parlamento del trattamento subito dal bimbino, perché certe immagini non solo sono scoccanti, ma ci dicono che molto non va in questa nazione, che si picca del fatto che Romney l’abbia presa come assoluto modello negativo da gettare addosso ad Obama (che, da parte sua, oggi si divente con un video in favore di Marchionne e del suo operato), ma che non si cura né di quanto emenda, censura o approva nei due rami del suo parlamento, né tanto meno di quanto attua sui meno forti e garantiti.
Il Viminale oggi scrive che l’operazione che ha riguardato Romall è stata ben preparata e svolta da “personale specializzato” della sezione minori della questura euganea.
Tutto è raccontato con piglio burocratico, come se si stesse parlando dell’ordinanza di demolizione di un muretto abusivo costruito tra due fondi. Nelle relazioni di servizio una scuola frequentata da innocui bambini è stata definita “ambiente ostile” da ufficiali di polizia giudiziaria e assistenti sociali.
Il questore di Padova è arrivato a mistificare l’accaduto puntando il dito contro i parenti del bimbo, colpevoli – in qualche modo – di aver denunciato l’operato dei suoi agenti. Come per sottolineare che se non si fosse venuto a sapere tutti avrebbero potuto dormire tra due guanciali. Un po’ come nei casi denunciati dal “corvo”.
L’ulteriore caduta, per l’Italia ed il suo governo, è il passo indietro su mutui e le spese per la famiglia, con detrazioni fiscali per gli interessi sui finanziamenti per l’acquisto della casa e quelli per altre spese familiari, che saranno escluse dal tetto sui bonus fiscali contenuto nel Ddl di stabilità ed i relatori, Pier Paolo Baretta (Pd) e Renato Brunetta (Pdl), che stanno mettendo a punto un piano per tagliare fuori dal tetto dei 3mila euro previsto dalla prima versione del disegno di legge depositato dal Governo.
E, ancora, in questa legge di insanabilità progressiva, altra proposta avanzata è quella di abolire anche la franchigia sulle spese sanitarie, mentre non si trovano, ancora, soluzioni per il lavoro, anche se si pensa già a detrazioni ulteriori per renditi fino a 55.000 euro da applicare subito e sforbiciare il cuneo fiscale solo nel 2014.

Carlo Di Stanislao

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *