Cgil Abruzzo: Trivelle in Adriatico, scelte politiche ed energie rinnovabili

Incomprensibile, incoerente e inaccettabile. Parliamo della scelta compiuta dalla Regione Abruzzo sul referendum promosso dalle regioni dell’Adriatico coinvolte dalla ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi. Occorre infatti ricordare che un quesito è già stato ammesso dalla Cassazione e riguarda la durata delle trivellazioni fino all’esaurimento del giacimento. Ma la pronuncia della Corte Costituzionale attesa martedì assume un rilievo straordinario, infatti se […]

Incomprensibile, incoerente e inaccettabile. Parliamo della scelta compiuta dalla Regione Abruzzo sul referendum promosso dalle regioni dell’Adriatico coinvolte dalla ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi. Occorre infatti ricordare che un quesito è già stato ammesso dalla Cassazione e riguarda la durata delle trivellazioni fino all’esaurimento del giacimento. Ma la pronuncia della Corte Costituzionale attesa martedì assume un rilievo straordinario, infatti se l’emendamento del governo alla legge di Stabilità, ripristinando il divieto di trivellazioni in un raggio di dodici miglia marine, ferma Ombrina (se ci sarà l’atteso rigetto delle istanze), resta aperta tuttavia la questione del piano delle aree, cioè di come affrontare per il futuro la questione energetica. In sostanza come decidere democraticamente… un tema cui la regione non può essere indifferente.

La Cgil Abruzzo dunque ritiene necessario accelerare la transizione verso le energie rinnovabili, visti gli inequivocabili dati scientifici sui mutamenti climatici. “L’età della pietra non è finita per mancanza di pietre” non è una battuta, l’innovazione apre nuove strade e oggi è doveroso percorrerle per garantire un futuro ai nostri figli e al pianeta.

L’impostazione finale del Master Plan Abruzzo ha drasticamente ridotto la quantità di risorse FSC (Fondo Sviluppo e Coesione) spendibili nel biennio 2016-2017, che dai 393,5 milioni ipotizzati sono scese a 138,5. La novità è l’indicazione dell’ammontare complessivo del Fondo Sviluppo e Coesione fino al 2020: oltre 753 milioni, per il ciclo precedente le risorse assegnate all’Abruzzo furono di 621 milioni. Bene, invece, che la Giunta Regionale abbia formalizzato la richiesta dei 133 milioni aggiuntivi di FSC, già promessi dal Governo all’Abruzzo, a titolo di (parziale) indennizzo per il taglio subìto nella dotazione di fondi strutturali europei.

L’impostazione del Governo nazionale evidenzia due criticità: l’intervento dei Master Plan non è aggiuntivo alla tradizionale politica per il Sud e con la limitazione imposta agli investimenti 2016-17, si riduce anche la velocizzazione della spesa.

Il mancato recupero dei posti di lavoro perduti con la crisi rischia sempre più di rendere strutturale il calo dell’occupazione subìto dall’Abruzzo. Abbiamo finalmente ottenuto che la programmazione dei fondi europei contenga obiettivi occupazionali espliciti, bisogna che anche il Masterplan faccia lo stesso.

 

Il Master Plan dell’Abruzzo programma diverse opere infrastrutturali ma i tempi di realizzazione delle opere si sono allungati rispetto alle prime stesure del Master Plan. Il punto debole del Master Plan Abruzzo è il software delle politiche: dall’industria al turismo, dal lavoro al territorio. Per quanto riguarda in particolare lo sviluppo e le attività produttive, il Master Plan si è fatto sempre più modesto. Non è accettabile che non ci sia una risposta alle situazioni di crisi, a partire dalle aree di crisi. Si perde inoltre, l’occasione di definire le modalità di applicazione in Abruzzo della rinnovata legge 181/89, e non si procede alla rivisitazione della legge regionale 40/12, dando seguito al passo avanti fatto con l’individuazione dei settori strategici (automotive, chimica-farmaceutica, agro-alimentare, ICT e, meno convincente, tessile-abbigliamento-calzaturiero). Gli investimenti diversi dalle infrastrutture contenuti nel Masterplan sono di valore molto diseguale, ci sono cose interessanti, come il progetto “Abruzzo regione della vista”, ma non sono inserite in strategie. Si è inoltre fatto un passo indietro dal punto di vista dell’unitarietà della programmazione, che invece va recuperata.

Infatti avevamo finalmente ottenuto un’unica autorità di gestione per i POR (FESR e FSE) e per il Fondo Sviluppo Coesione (FSC), ma non c’è raccordo tra il Master Plan e la programmazione. Per quanto riguarda il lavoro, non si vedono ancora interventi sinergici tra politiche attive e passive, mentre per quanto riguarda il territorio, andrebbe ripensata la strategia urbana, superando una scelta basata solo sui 4 capoluoghi in favore invece di una soluzione che tenga conto del policentrismo urbano, in una visione unitaria del territorio Abruzzese.

 

Nello schema proposto dal Governo, manca la dimensione sovra-regionale: non ci sono progetti di respiro più ampio, che mettano insieme più regioni. Abbiamo proposto al Presidente D’Alfonso di avanzare la candidatura dell’Abruzzo a partecipare con risorse FSC aggiuntive (che potrebbero completare l’indennizzo promesso dal Governo all’Abruzzo) ai Programmi Nazionali PON che interessano le regioni meridionali più in ritardo di sviluppo.

 

Abbiamo proposto al Presidente D’Alfonso di dotarci di un allegato al Master Plan Abruzzo che intanto definisca tappe, anche graduali, di superamento strutturale ed integrale dell’attuale stato di fiscalità di svantaggio, l’introduzione di scaglioni di reddito per l’addizionale regionale Irpef e elementi di fiscalità di vantaggio per incentivare investimenti innovativi e creazione di buona occupazione. Un secondo allegato al Master Plan Abruzzo che abbiamo proposto riguarda l’attrazione di nuovi investimenti, definendo pacchetti di vantaggi insediativi, burocratici, fiscali, di servizi e di relazioni industriali. Preoccupa inoltre il buco che anche questa volta si determina tra la fine della vecchia programmazione e l’effettivo avvio della nuova: un buco che rischia di allargarsi, vista la relativa debolezza del programma di investimenti 2016-2017 del Master Plan e la netta prevalenza di investimenti con scadenza 2017 rispetto a quelli con scadenza 2016.

PROGRAMMAZIONE 2014-2020

Per i motivi esposti è fondamentale l’avvio dei nuovi bandi della programmazione 2014 -2020 recuperando un’impostazione strategica e unitaria sulle politiche di sviluppo e del lavoro, aprendo subito il confronto. L’esperienza del Master Plan dimostra, tra l’altro, che la proposta fatta a suo tempo dai Sindacati alla Regione di dotarsi di un “parco progetti” era giusta, e che avere opere pronte per la realizzazione sarà sempre più decisivo per ottenere finanziamenti congrui, rappresenta un obiettivo rilevante per attrezzare i progetti per il periodo 2018-2020. In sintesi, un Master Plan Abruzzo che contiene alcuni investimenti e si dota di un metodo di stringente verifica del rispetto dei tempi, ma che risente dell’impegno ridotto del Governo per quanto riguarda le risorse, cui manca aggiuntività e la velocizzazione necessaria della spesa, recuperando i ritardi della Regione sulle politiche di sviluppo e la politica industriale. Sarà nostro impegno vigilare affinché tutte le opere vengano effettivamente realizzate, ma ci batteremo altresì affinché le criticità evidenziate vengano superate, sul piano della programmazione, della legislazione regionale e della concertazione.

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