Pace, Yunus: “Gli imprenditori sociali salveranno il Centrafrica”

“Vogliamo trasformare giovani disoccupati in imprenditori, che non se ne stanno certo ad aspettare l’apertura di una fabbrica ma si prendono la vita nelle mani, con il social business, l’impresa sociale”: cosi’ Muhammad Yunus, economista bengalese premio Nobel per la pace, in un’intervista rilasciata oggi all’agenzia ‘Dire’. Il colloquio comincia da un progetto di sviluppo […]

“Vogliamo trasformare giovani disoccupati in imprenditori, che non se ne stanno certo ad aspettare l’apertura di una fabbrica ma si prendono la vita nelle mani, con il social business, l’impresa sociale”: cosi’ Muhammad Yunus, economista bengalese premio Nobel per la pace, in un’intervista rilasciata oggi all’agenzia ‘Dire’. Il colloquio comincia da un progetto di sviluppo nella Repubblica Centrafricana, sostenuto dalla Fondazione Yunus insieme con la Fao, la Cooperazione italiana, le autorita’ locali e l’ong Coopi. “Questa e’ un’iniziativa specifica ma e’ importante vedere come va” sottolinea il premio Nobel in riferimento al programma, nel palmeto della missione di Mont Carmel, alle porte di Bangui. “Stiamo trasformando giovani disoccupati in imprenditori in modo che non debbano piu’ aspettare un posto di lavoro che cada dall’alto o magari societa’ che aprono fabbriche”. L’impegno, a Bangui e non solo, con la Fondazione Yunus e grazie all’alleanza tra la Fao e i premi Nobel per la pace nata nel 2016, e’ “creare esempi che possano incoraggiare molti piu’ giovani a perseguire un percorso del genere”. Secondo Yunus, “bisogna creare un sistema finanziario perche’ le comunita’ vulnerabili possano intraprendere una strada nuova e per dimostrare che esiste un altro modo per prendersi cura di se stessi con successo”. Nella Repubblica Centrafricana, un Paese dove il conflitto deflagrato tra il 2012 e il 2013 ha costretto oltre un milione di persone a lasciare le proprie case, il progetto del Mont Carmel raggiunge 500 beneficiari diretti. L’impegno e’ declinato anzitutto in corsi di formazione, in ambiti vari, dall’avicoltura all’allevamento delle mucche, dall’orticoltura alle produzioni legate all’olio di palmisto. La prospettiva e’ sempre l’autosufficienza, sottolinea Yunus. E si spiegherebbero cosi’ le sinergie tra la Fondazione e le universita’ locali, a Bangui e altrove, in Africa o America Latina. “Abbiamo cominciato a lavorare in Colombia, su invito del presidente della Repubblica, per vedere in che modo contribuire al processo di pace” spiega il premio Nobel. “Anche a Bogota’ abbiamo creato uno Yunus Social Business Center, nella prospettiva di impedire che i ragazzi che hanno deposto le armi finiscano per riprenderle a causa dell’assenza di prospettive”. Dalla Repubblica Centrafricana, insomma, al resto del mondo. Una tesi che, nell’intervista, diventa appello. “I giovani devono cominciare a pensare di creare un business senza restare in attesa di un posto di lavoro” insiste Yunus. Convinto che il progetto di Bangui, sotto il segno dell’inclusione, possa diventare un esempio da replicare in altri Paesi. “La parola chiave e’ autosufficienza” dice il premio Nobel: “La bellezza del social business e’ che, a differenza dei programmi di beneficienza, non dipende da donatori e copre tutti i costi”.

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