Coronavirus. Esodo al Sud ma c’è chi resta: incosciente chi è partito

La stessa dose di inquietudine che in questi giorni vivono tutti gli italiani per il pericolo coronavirus, e che si aggiunge alla nostalgia per la lontananza da casa, ma anche la forte consapevolezza che rimanere a Milano sia stata “la scelta migliore”. Daniele Lucchese, 30 anni, di professione commercialista, sabato sera non ha avuto dubbi […]

La stessa dose di inquietudine che in questi giorni vivono tutti gli italiani per il pericolo coronavirus, e che si aggiunge alla nostalgia per la lontananza da casa, ma anche la forte consapevolezza che rimanere a Milano sia stata “la scelta migliore”. Daniele Lucchese, 30 anni, di professione commercialista, sabato sera non ha avuto dubbi guardando in tv le scene che arrivavano dalla stazione di Porta Garibaldi: ha deciso di non fuggire da Milano, la citta’ che lo ha accolto quasi due anni fa. Il momento e’ difficile e la nostalgia e’ tanta, come tanti sono i chilometri che separano Milano dalla sua Alcamo, cittadina in provincia di Trapani in cui e’ nato, ma Daniele non ha avuto neanche un attimo di esitazione: “Non torno a casa da mesi e le preoccupazioni del momento le vivo tutte – racconta alla Dire -, come la paura di non potere vedere i miei cari, ma il timore di potere essere veicolo per il virus e portarlo a casa, in Sicilia, era piu’ forte”. Un pensiero che hanno avuto in tanti (“ho diversi amici del Meridione che hanno deciso di restare facendo la scelta migliore”) ma non tutti: “Molti sono stati incoscienti per il caos che hanno creato quella sera e perche’ ammassandosi in quei tReni per tornare al Sud si sono resi potenziali ‘vettori’ del virus. Rischiano di portare il Covid-19 ai loro cari. Si sono fatti prendere dal panico e non hanno riflettuto, non credo abbiano fatto un’azione positiva”. Il pensiero va anche ai possibili contraccolpi per la sanita’ siciliana: “Giu’ ci sono tanti medici bravi ma non hanno i mezzi della sanita’ lombarda che sta tenendo botta al virus pur tra mille difficolta’ – sottolinea -, credo che il sistema sanitario in Sicilia non reggerebbe”. E infine un invito a chi si e’ lasciato vincere dalla paura ed e’ tornato al Sud (“stiano a casa, in quarantena volontaria, e avvertano le autorita’”) e a chi, invece, e’ rimasto al nord: “So che e’ difficile ma dobbiamo resistere e superare, tutti insieme, questo momento”.

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