Ucrina. La studentessa di Kiev: “Credo al destino, vivo qui e ora”

“Cosa sarà tra un anno? Non ci penso, vivo qui e ora. A volte mi prende l’ansia, come se dovesse cadere un missile da un momento all’altro; con i miei amici però andiamo nei caffè, guardiamo film, usciamo insieme, non ci nascondiamo più, neanche durante i raid”. Vladislava Ruzhentseva l’avevamo incontrata a Kiev pochi giorni […]

“Cosa sarà tra un anno? Non ci penso, vivo qui e ora. A volte mi prende l’ansia, come se dovesse cadere un missile da un momento all’altro; con i miei amici però andiamo nei caffè, guardiamo film, usciamo insieme, non ci nascondiamo più, neanche durante i raid”. Vladislava Ruzhentseva l’avevamo incontrata a Kiev pochi giorni prima del 22 febbraio 2022. Un anno dopo risponde in chat su Telegram, condividendo fotografie e raccontando come la guerra ha cambiato la sua vita.

“Ho cominciato a studiare social media marketing proprio un anno fa” scrive ricordando i giorni dell’inizio dell’offensiva militare russa. “Frequento l’Università statale di economia e commercio, mi impegno a fondo ma riesco a trovare il tempo anche per gli amici”.

Nelle foto è sorridente insieme con il fidanzato, Valerij Bindarets. Lui è un po’ piu’ grande di lei, studia giurisprudenza e negli scatti la tiene in braccio mentre la neve imbianca tutto.

“E’ difficile dire come sia cambiata la mia vita” riprende Vladislava. “Sono diventata più preoccupata e più nervosa; a volte mi prende l’ansia, ma alla fine continuiamo a vivere: il fatto è che vogliamo vivere”.

E’ la vostra filosofia? “Sì, il destino è il destino”, risponde Vladislava. Che sottolinea l’impegno a sostenere l’esercito, schierato nelle regioni orientali del Donbass per far fronte alle forze russe. “Alla fine”, ne è convinta, “vinceremo: tutto il Paese lo vuole, quella è la nostra terra”.

Su Telegram non si parla troppo di politica, né di Volodymyr Zelensky né di Vladimir Putin né della Nato. Vladislava dice di provare a “non leggere troppe notizie”, forse perché ha paura di quello che potrebbe essere. Quando le si chiede se parli russo come un anno fa, lei che vive nella capitale, tra l’ovest ucrainofono e l’est dove sono nate le repubbliche separatiste appoggiate da Mosca, si meraviglia. “Parlo russo ma per me è importante anche l’ucraino” dice dopo una pausa. “Ho parlato russo tutta la vita, e allora? Sono una patriota, che lingua parlo non fa differenza”.

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