Minori. Rischi di sovraesposizione mediatica, Psicologa: “Isolamento o rabbia”

Da un lato le accuse tra Julia Elle, l’influencer trentaquattrenne diventata famosa grazie alla sua storia di mamma single, e l’ex compagno, il produttore discografico Paolo Paone, che vedono al centro storie di figli, liti a colpi di post e interviste. Dall’altro lato i ‘sempreverdi’ Ferragnez che postano le foto di tutta la famiglia in […]

Da un lato le accuse tra Julia Elle, l’influencer trentaquattrenne diventata famosa grazie alla sua storia di mamma single, e l’ex compagno, il produttore discografico Paolo Paone, che vedono al centro storie di figli, liti a colpi di post e interviste. Dall’altro lato i ‘sempreverdi’ Ferragnez che postano le foto di tutta la famiglia in vacanza a Dubai e si tirano addosso le critiche per l’ostentazione del lusso e la sovraesposizione dei bambini sui social. Una condivisione della propria privacy che riporta in auge il tema di quanto possa essere indicato o meno raccontare tutto di se stessi e, soprattutto, dei propri figli. Così come era già stato per la battaglia per la separazione tra Totti e Ilary. “La clinica ci insegna che nelle situazioni di sovraespozione mediatica, generalmente i ragazzi possono avere due tipi opposti di reazione. Da una parte ci sono quelli che si isolano, si chiudono, escono il meno possibile, e sono reazioni legate alla vergogna e alla rabbia. Dall’altra, invece, ci sono quelli che hanno reazioni esteriorizzate, ossia buttano fuori la propria rabbia”, commenta Roberta Bommassar, psicologa psicoterapeuta e referente del Gruppo di lavoro infanzia e adolescenza nel Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop). Inoltre “in situazioni di forte acredine tra genitori può succedere che i ragazzi si alleino con l’uno o con l’altro genitore, perché quando ci sono, ad esempio, genitori in contrapposizione è difficile l’equidistanza e si tende a identificarsi in uno dei due- continua Bommassar- Dunque l’eccessiva esposizione della privacy familiare deve fare da monito a tutti i genitori che dovrebbero contenere e calibrare tutte le informazioni che condividono in rete”, osserva in conclusione la psicoterapeuta.

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