Sanità. Cure palliative, Gimema: “Benefici in pazienti con tumore in fase avanzata”

“L’errore di fondo è pensare che le cure palliative debbano entrare in gioco quando non c’è più speranza, ma non è così, perché se affianchiamo tali cure alla terapia oncologica standard nel paziente in fase avanzata ci sono una serie di benefici a 360 gradi, a partire da una migliore gestione dei sintomi, fino ad […]

“L’errore di fondo è pensare che le cure palliative debbano entrare in gioco quando non c’è più speranza, ma non è così, perché se affianchiamo tali cure alla terapia oncologica standard nel paziente in fase avanzata ci sono una serie di benefici a 360 gradi, a partire da una migliore gestione dei sintomi, fino ad una migliore qualità di vita e ad una migliore qualità dell’assistenza sanitaria che possiamo fornire.
Questo è quello che, ormai da qualche anno, si è visto da studi internazionali”. Lo ha detto Fabio Efficace, responsabile dell’Unità Qualità di vita – Gimema, intervistato dalla Dire oggi a Roma in occasione del convegno dal titolo ‘Le cure palliative precoci in emato-oncologia: la nuova risposta ai bisogni di pazienti e caregivers’, promosso e organizzato dalla Fondazione GIMEMA – Franco Mandelli ONLUS con il patrocinio di AIL (Associazione Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il Mieloma), AIOM (Associazione Italiana di Oncologia), SIE (Società Italiana di Ematologia), UNIMORE-Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, SICP (Società Italiana di Cure Palliative), e il supporto delle sezioni di AIL Roma e Bari. “In Italia- ha proseguito Efficace- il problema dell’integrazione delle cure palliative precoci e simultanee alle terapie oncologiche, sia nell’oncologia dei tumori solidi sia nell’ematologia, è importantissimo. All’atto pratico, infatti, viene più difficile integrare tali cure alle terapie oncologiche perché (nel nostro Paese, ndr) ci sono una serie di problemi di natura amministrativa e anche culturali. Ma il fatto che oggi ne abbiamo discusso qui con i massimi esperti nazionali e internazionali è sicuramente un passo importante- ha concluso- affinché questo approccio venga sempre più utilizzato nel contesto clinico”.

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