Fiumi. Anche i medici si raccomandano: “Così si evitano annegamenti”

Cercare refrigerio in fiumi o laghi non è esente da rischi di incidenti, con conseguenze anche fatali. Sul fiume Trebbia nel piacentino sono già cinque le vittime del 2023, negli ultimi 40 giorni. Sono invece 20 i morti contati in 10 anni, spesso di origine straniera. E’ dunque per arrestare queste tragedie che Legambiente, Croce […]

Cercare refrigerio in fiumi o laghi non è esente da rischi di incidenti, con conseguenze anche fatali. Sul fiume Trebbia nel piacentino sono già cinque le vittime del 2023, negli ultimi 40 giorni. Sono invece 20 i morti contati in 10 anni, spesso di origine straniera. E’ dunque per arrestare queste tragedie che Legambiente, Croce Rossa Italiana e Ciac (onlus di Parma che si occupa di accoglienza ai migranti) insieme ad Agenzia interregionale e Autorità di bacino distrettuale del Po hanno varato un volantino in quattro lingue (italiano, inglese, francese e spagnolo) per avvisare dei pericoli della balneazione fluviale. Ancora di più fanno i professionisti del servizio di Igiene e Sanità pubblica dell’Ausl di Piacenza, che forniscono alcuni consigli e rimarcano: “La morte per annegamento che può essere facilmente evitata se si conoscono i rischi cui si va incontro quando ci si immerge in acqua”. Non conviene quindi immergersi se non si sa nuotare, in zone dove vige il divieto di balneazione, se ci si sente stanchi o si è fatto uso di alcol o sostanze. I bambini, dicono i sanitari, “devono stare al massimo alla distanza di un braccio dall’adulto di riferimento”. Una delle possibili concause di annegamento nella stagione estiva può essere anche la sindrome da “idrocuzione” e cioè una sincope da immersione rapida in acqua, specialmente fredda, che nei casi più gravi può causare la morte per arresto cardiorespiratorio. Attenzione quindi ai tempi della digestione e allo shock termico che può ingenerarsi se una persona, dopo essere stata al sole, si tuffa.

“Il corpo esposto al sole o durante attività fisica è frequentemente a 37-39 gradi- spiegano dall’Ausl- mentre l’acqua di lago e fiume non supera probabilmente i 18. Quello che succede è che il cervello riceve un sovrastimolo che crea uno “shutdown” del sistema. La respirazione si ferma, si sviene e, trovandosi in acqua, spesso si affonda, in quanto l’acqua dolce di laghi e fiumi non aiuta a sorreggere il corpo e si finisce per annegare. Pertanto bisogna bagnarsi con calma e gradualmente per evitare qualsiasi rischio, partendo dalle braccia e dalle gambe. “In questo modo si abbassiamo la temperatura corporea gradualmente e il corpo non subirà shock termici”. Alle persone svenute, inoltre, “non bisogna somministrare né bevande alcoliche, né caffè, né altro per bocca, soprattutto durante la fase di incoscienza: si può rischiare di fare inalare (quindi mandare nei polmoni) quello che si vorrebbe fare ingoiare”. Infine, avvisa l’Ausl non vanno schiaffeggiati gli incoscienti: “Si tratta di una manovra inutile”.

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