Un suicidio in diretta, per sfuggire ai cyberbulli che lo vessavano da tempo. È quanto è successo ad un tiktoker bolognese di appena 23 anni, noto con il nome di Inquisitor Ghost, che sul social aveva quasi 300mila follower.
Un’artista sensibile, a detta della madre, che suscitava molte invidie, al punto che alcuni utenti avevano inventato su di lui una storia aggressiva e diffamatoria, provocando in lui dolore e angoscia.
“Purtroppo, ci troviamo di fronte ad un nuovo caso di suicidio di minore legato alla piattaforma TikTok. Un ragazzo fragile, che si è trovato esposto all’odio di bulli nascosti dietro una tastiera. – Commenta Elisabetta Scala, Vicepresidente del MOIGE – Movimento Italiano Genitori, e Responsabile dell’Osservatorio Media – Questo episodio, nella sua tragedia, ci mette davanti a due grandi problemi: il bullismo, sempre più diffuso in rete e nella vita reale, e il rapporto dei ragazzi con il web. I ragazzi, anche i bambini purtroppo, passano online un crescente numero di ore, il loro mondo diventa sempre più virtuale, arrivando a sviluppare una dipendenza simile a quella data dalle sostanze stupefacenti. Nel caso specifico di TikTok, è l’algoritmo a proporre i contenuti agli utenti. Sappiamo che ci sono creator molto bravi, e li abbiamo anche premiati nella nostra guida ai media, ma ci sono ancora troppi contenuti non adatti agli utenti più giovani. Proprio in questi giorni una coppia di genitori di Cassis ha accusato la piattaforma di ‘istigazione al suicidio’, per aver portato la loro figlia quindicenne a togliersi la vita a causa dei video proposti nel suo feed. Se da un lato è assolutamente necessario e urgente regolamentare meglio questo social, dall’altro c’è bisogno di maggior dialogo con i nostri figli, per far capire loro che non sono soli e siamo qui per aiutarli, invitandoli a denunciare ogni episodio di bullismo e fornire loro tutti gli strumenti per un uso più consapevole della rete”.
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