Calcio. “Ottavo Re di Roma”, 70 anni da divino per Falcao

È l’uomo che ha cambiato la Roma e i romanisti. E, per certi versi, anche la Capitale. Quando nell’estate del 1980 Paulo Roberto Falcao scese dalla scaletta dell’aereo atterrato a Fiumicino, non mancò lo scetticismo per il suo arrivo, visto che il sogno non realizzato era Zico. Falcao a Roma rappresentò una sorta di spartiacque […]

È l’uomo che ha cambiato la Roma e i romanisti. E, per certi versi, anche la Capitale. Quando nell’estate del 1980 Paulo Roberto Falcao scese dalla scaletta dell’aereo atterrato a Fiumicino, non mancò lo scetticismo per il suo arrivo, visto che il sogno non realizzato era Zico. Falcao a Roma rappresentò una sorta di spartiacque per la storia del club. Prima di lui erano arrivati ‘soltanto’ uno scudetto, tre Coppe Italia, una Coppa delle Fiere e una Coppa Anglo-Italiana. Il suo arrivo, invece, significò cambio di passo, una nuova mentalità, la consapevolezza di arrivare a risultati fino a prima impensabili o quasi. “Io avevo bisogno di Falcao, era la proiezione di me stesso in campo”, pensava di lui Nils Liedholm. “Era un giocatore universale, un allenatore in campo”, quello praticamente uguale di Bruno Conti, un altro elemento fondamentale della Roma di inizio Anni 80. Falcao compie oggi 70 anni, è nato a Xanxere, in Brasile, Stato di Santa Catarina, il 16 ottobre 1953. Con lui a Roma sono arrivati lo scudetto che mancava da 41 anni e 2 coppe Italia. Non tantissimo, quella Roma che con la Juventus diede vita ad una indimenticabile sfida tra le ‘Regine’ di quegli anni, meritava indubbiamente di più. Ma, soprattutto, il suo arrivò significò nuova mentalità, nuova consapevolezza che prima mai, o quasi, si erano viste dalle parti della Roma giallorossa. L’anno dello scudetto, era la stagione 1982/83, Falcao saltò appena tre partite sulle trenta in calendario, segnò sette reti, non poche per un centrocampista, di cui quattro decisive. L’anno successivo, quello della vittoria in Coppa Italia, fu quello dell’inizio del declino dei rapporti con la piazza giallorossa.

In quella stagione Falcao diede un contributo fondamentale alla vittoria in Coppa Italia, ma fu anche quella della finale di Coppa Campioni giocata il 30 maggio 1984 proprio a Roma, contro il Liverpool e persa ai rigori. Per anni sulla testa del brasiliano, come una sorta di spada di Damocle, è rimasta l’accusa del rigore non tirato contro gli inglesi. Lo stesso Falcao dirà poi che non era nelle condizioni fisiche per poterlo tirare ma che se pure lo fosse stato, non l’avrebbe potuto tirare visto che era il quinto rigorista mentre agli inglesi ne bastarono quattro. Nel 1985 Falcao lasciò la Roma rescindendo il contratto. Nonostante il brusco addio, il rapporto con Roma, con la Roma e con i romanisti è rimasto immutato: oggi come allora è il ‘Divino’, per il suo modo elegante di stare in campo, ma pure ‘l’Ottavo Re di Roma’. Come pure è rimasto immutato il rapporto con i compagni di allora. “Tanti auguri di buon compleanno Amico mio”, lo ha festeggiato così Bruno Conti sulla sua pagina Instagram. “Tanti auguri campione!”, ha invece scritto Ubaldo Righetti. E poi ancora la voce di quegli anni, lo storico speaker radiofonico che raccontò quella Roma negli anni in cui era quello il modo per sapere i risultati della propria squadra del cuore, Alberto Mandolesi, grande amico di Falcao: “C’è stata una Roma A.P. (Avanti Paulo) e c’è la Roma D.P. (Dopo Paulo)- ha scritto sui social- Paulo Roberto Falcao, cinque stagioni in giallorosso, ha scritto insieme ai suoi compagni di squadra le pagine più importanti del quinquennio più emozionante della nostra storia. Oggi compie cifra tonda: 70 anni. Ho inviato già un messaggio personale, ma desidero fargli i migliori auguri anche pubblicamente”.

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