Il Parmigiano è il prodotto più rubato per una percentuale di furti che è tripla rispetto alla media dei supermercati italiani, dove sono spariti nel 2015 prodotti per 2,95 miliardi, pari all’1% del fatturato complessivo. Così la Coldiretti da un’analisi diffusa in occasione dell’incontro su “Sicurezza e criminalità” promosso a Reggio Emilia per denunciare i fenomeni criminali che mettono a rischio un settore produttivo cardine del Made in Italy.
Se nei supermercati il Parmigiano, assieme al Grana Padano, è spesso oggetto di taccheggio, negli stabilimenti e nei magazzini a colpire sono vere e proprie bande organizzate che scelgono le forme migliori, quelle di 40 chili e stagionate 24 mesi, e le rivendono poi al mercato nero senza adeguate garanzie qualitative, ma anche provocando un crollo dei prezzi sul mercato a danno dei produttori che stanno affrontando una situazione di grave crisi che mette a rischio il futuro dei prestigiosi formaggi. Ma a preoccupare è anche il furto di identità che subisce quotidianamente nei diversi continenti, con la produzione di falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel mondo che ha sorpassato per la prima volta quella degli originali per effetto della moltiplicazione selvaggia delle imitazioni in tutti i continenti. La produzione delle imitazioni del Parmigiano e del Grana ha superato i 300 milioni di chili realizzati per poco meno della metà negli Stati Uniti, dal falso parmigiano vegano a quello prodotto dalla Comunità Amish, dal parmesan vincitore addirittura del titolo di miglior formaggio negli Usa al kit che promette di ottenerlo in casa in appena 2 mesi, ma anche quello in cirillico che si è iniziato a produrre in Russia dopo l’embargo, il parmesao brasiliano, il reggianito argentino e il parmesan perfect italiano, ma prodotto in Australia. Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione con le produzioni in Wisconsin, California e New York, le imitazioni sono molte diffuse dall’Australia al Sud America ma anche nei Paesi emergenti, mentre sul mercato europeo ed in Italia sono arrivati i cosiddetti similgrana di bassa qualità spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine che è prevalentemente di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia.Una concorrenza sleale nei confronti degli autentici Parmigiano reggiano e Grana Padano che devono essere ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione.
Da difendere c’è un sistema produttivo dal quale si ottengono circa 3,2 milioni di forme all’anno, con 363 piccoli caseifici artigianali della zona tipica alimentati dal latte prodotto nelle appena 3348 stalle rimaste nel 2014, dove si allevano 245mila vacche. Ma nelle campagne italiane è tornato anche il fenomeno dell’abigeato, con il furto di bestiame ma anche di prodotti e attrezzature, come evidenziato dal quarto Rapporto Agromafie elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. La criminalità organizzata colpisce le campagne dove i coltivatori sono costretti a far scortare le proprie olive per difenderle dai raid criminali, ma sotto attacco sono anche gli alveari con le api lasciati incustoditi nei prati e gli animali al pascolo o nelle stalle tanto che vengono anche organizzate ronde tra agricoltori. Complessivamente nel 2015 sono stati ben 2.570 i furti nelle aziende agricole di attrezzature e trattori e 490 casi di abigeato secondo le rilevazioni dei Comandi Territoriali dei Carabinieri nel 2015 mentre. Nelle regioni del Sud Italia il furto di dotazioni agricole si mostra con particolare prepotenza nel 2015 (2.020), mentre al Centro i valori si attestano rispettivamente a 414, e al Nord a 136. Nelle regioni centrali vi è una più alta incidenza di reati di abigeato con 277 casi nel 2015, laddove al Sud le cifre calano rispettivamente a 181 casi e, contestualmente, aumenta il numero delle persone segnalate all’Autorità giudiziaria a 24 nel 2015, a fronte delle 13 del Centro, conclude la Coldiretti. (Dire)
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