Per la Fnomceo (e non solo) il medico è per tutti

“Il medico è deve essere il segno e il simbolo concreto di accoglienza, solidarietà, vicinanza e risposta ai bisogni”. Per gli immigrati, come per tutti gli altri cittadini. “Deve essere questo, altrimenti si creano cortocircuiti che mettono a rischio la vita delle persone e non fanno onore ai grandi valori su cui si basa la […]

“Il medico è deve essere il segno e il simbolo concreto di accoglienza, solidarietà, vicinanza e risposta ai bisogni”. Per gli immigrati, come per tutti gli altri cittadini. “Deve essere questo, altrimenti si creano cortocircuiti che mettono a rischio la vita delle persone e non fanno onore ai grandi valori su cui si basa la professione”. A dirlo è il presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Amedeo Bianco commentando la vicenda della donna di origine marocchina, morta a Mantova e vegliata dalla figlia di 5 anni, che non si era rivolta al medico per paura di perdere il lavoro. La vicenda della donna, che ha continuato a lavorare nonostante malesseri accusati, anche se non si conoscono i motivi per i quali ha rinunciato a curarsi, “deve far riflettere sulla necessità – spiega Bianco all’Adnkronos Salute – di evitare che i medici e le strutture sanitarie abbiano un ruolo fiscale o addirittura repressivo. Abbiamo sempre visto la diffusione di idee del genere come un pericolo perché possono portare a evitare le cure con un rischio sia per la salute individuale che collettiva”. Bisogna evitare, quindi, tutte quelle norme e normative che vorrebbero fare del medico un burocrate sotto l’aspetto fiscale e repressivo. E “serve anche una giusta comunicazione su quale deve essere il ruolo del medico”, aggiunge Bianco. Comunicazione che probabilmente ha funzionato per quanto riguarda la non obbligatorietà di denuncia da parte dei sanitari del reato di clandestinità. “Non si sono registrati infatti cali di richieste a medici e pronto soccorso da parte di irregolari”, dice Bianco, ma la vicenda di Mantova mette l’accento sulla necessità di fare molta attenzione a temi che potrebbero incrinare la fiducia verso il sistema sanitario e i suoi rappresentanti. “E’ terribile che in un Paese civile come il nostro, nel 2010 ci siano ancora persone che non si rivolgono a un medico o a una struttura sanitaria per paura. Se così è, abbiamo molti passi avanti, in termini di civiltà, da fare. E’ inconcepibile”, conclude Bianco. Intanto, nella stessa direzione si indirizza un appello perché si cerchino soluzioni adeguate a tutte le situazioni di disagio in cui si trovano molti immigrati, anche per garantire la tranquillità e la sicurezza ai cittadini italiani e di origine straniera, oltre alla pacifica convivenza. A lanciarlo l’11 gennaio scorso, l’Associazione medici di origine straniera in Italia (Amsi), che esprime preoccupazione per ciò che sta accadendo in Calabria, a Rosarno, e sottolinea “l’importanza di puntare su un’immigrazione programmata e qualificata ed il diritto al lavoro regolare per tutti”.

Carlo Di Stanislao

Riproduzione Riservata

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *