Il Federalismo fiscale in Abruzzo non si tocca

A 150 anni dalla discesa dell’esercito sabaudo che con la presa della “fedelissima” fortezza di Civitella del Tronto, si chiamerà Regio Esercito Italiano (speriamo in un kolossal cinematografico degno di questo nome!), un nuovo Risorgimento attende il popolo abruzzese. Se la ricostruzione della Città di L’Aquila non può più attendere, l’Unità d’Italia va completata finalmente, […]

A 150 anni dalla discesa dell’esercito sabaudo che con la presa della “fedelissima” fortezza di Civitella del Tronto, si chiamerà Regio Esercito Italiano (speriamo in un kolossal cinematografico degno di questo nome!), un nuovo Risorgimento attende il popolo abruzzese. Se la ricostruzione della Città di L’Aquila non può più attendere, l’Unità d’Italia va completata finalmente, partendo dai territori e dai cittadini di buona volontà. Basta con i privilegi, basta con l’assistenzialismo per pochi fortunati, basta con la cattiva sanità, basta con le raccomandazioni. La gente del nord e del sud, unita e coesa, a cominciare dal popolo della Lega, è arrabbiatissima, non ne può più di sceneggiate, rinvii, tentennamenti, tradimenti, trasformazioni gattopardesche in corso d’opera per non cambiare nulla se non pelle, salite e discese sul carro del vincitore. Il popolo italiano vuole la riforma federalista. La gente è stufa dei soliti giri di valzer. Lo tsunami contro il Presidente Berlusconi, si è rivelato, alla prova dei fatti, dei conti e dei regolamenti interni al PdL che evidentemente funzionano (un po’ meno sul territorio!), come un comunissimo “venticello” esofageo da affaticamento digestivo. La vittoria della Lega Nord spaventa? Chi spaventa? Chi teme di perdere la poltrona? La pillola esiste: le elezioni politiche anticipate. Il Paese reale ha premiato la Lega Nord per ringraziarla del buon governo in atto nel Paese. Ma i neofascisti antidemocratici non ci stanno ed accusano la Lega di tutto e di più. La terza carica dello Stato contro la quarta! Roba da film di fantascienza “avatariana”, degna di un sequel in 4D di James Cameron negli abissi di Pandora sul sistema solare di Alpha Centauri. È vero, c’è preoccupazione nell’elettorato della Lega Nord perché questa vicenda “finiana” potrebbe distogliere l’attenzione del popolo italiano dalle riforme in atto, mai così vicine in 150 anni di storia italiana. Bisogna fare, e non rifare, gli Italiani: nel senso, bisogna responsabilizzare gli enti locali e gli amministratori, privilegiando i meritevoli, il principio di sussidiarietà e di solidarietà nazionale. Il motore dell’economia nazionale è ancora il Nord. Ciò vuol dire che nel Sud qualcosa non funziona. E sappiamo cos’è che non funziona. La classe dirigente condizionata dalle mafie locali di destra, centro e sinistra. Sapere perché la Lega però non entra in un problema interno del PdL? Alla Lega, numeri e conti alla mano, interessano le riforme vere, non i “mantra” del politichese:“non so ciò che voglio ma lo voglio”. Tutta questa vicenda del 22 aprile 2010 ha solo come effetto negativo quello di rallentare le riforme. Siamo preoccupati anche come Abruzzesi. Non siamo più nel sud ma ancora non siamo nel nord: francamente non interessano le contrapposizioni tra Mezzogiorno e Mezzanotte. I cittadini vogliono lo sviluppo economico incondizionato. L’Italia felix è una soltanto. Anche se le nuove mafie emergenti, senza contare quelle di importazione orientale, vorrebbero dettare loro le regole del gioco. Il partito del sud, il partito del non-cambiamento e dei privilegi feudali che si oppone alla riforma federale dello Stato, non ha futuro. Il “democristianume” da Prima repubblica che cerca di ostacolare il cammino del Federalismo fiscale inaugurato dal Carroccio, non ha speranze. La Lega riconferma la sua fedeltà al Presidente Silvio Berlusconi, come garante del processo riformatore, ma lascia intendere che non starà a guardare passivamente allo sfascio del processo riformatore in atto. Ma di quale nuova Lega parlano i male informati? Il Guerriero di Giussano è pronto a sfoderare la spada della verità. Si ricominci dalla cultura e dal sociale, lavorando anche di sabato e di domenica se necessario: magari dalla proiezione capillare del film “Barbarossa” di Renzo Martinelli. Perché il 22 aprile 2010 a Roma, in via della Conciliazione, è venuto finalmente allo scoperto, non nel PdL ma nel Paese, il rischio della nascita di un partito trasversale dello “status quo”, il partito del “No” alle riforme, del “No” al Federalismo fiscale e, quindi, del “No” alle riforme costituzionali che non siano state prima “benedette” dagli intellettuali di sinistra. E’ venuto fuori, soprattutto, il rischio della nascita del partito di coloro che sono sempre pronti a saltare sul carro del vincitore, probabilmente alla vigilia di nuove elezioni politiche ed amministrative. Il Federalismo fiscale è la ragione sociale e d’essere non solo della Lega Nord ma di tutti gli Italiani che vogliono agganciarsi all’Europa ed agli Stati Uniti d’America nello sviluppo sociale ed economico sostenibile, per non essere fagocitati dalla Cina entro i prossimi 15 anni. Il Federalismo fiscale è la ragione sociale e d’essere del cosiddetto “Mezzogiorno” d’Italia (la penisola dei giovani in cerca di lavoro) che aspira ad essere come l’Italia settentrionale, continentale, dove però il 40% del Pil nazionale fa la differenza tra l’essere e il non-essere, la vita e la non-vita. Ma c’è chi nei potentati economici, palaziali e feudali di Roma, scalcia come un orribile Balrog dei tempi antichi di tolkieniana memoria, organizzando il complotto e il tradimento, infliggendo colpi fiammeggianti di coda. I nemici della Democrazia reale e sostanziale. Il Governo Berlusconi eletto nel 2008 deve pensare a risolvere i problemi della gente. Gli invidiosi e i rancorosi per le ripetute vittorie della Lega Nord, coloro che hanno rinnegato il patto iniziale, vadano pure a casa, tolgano il disturbo. La mediazione in politica ha dei precisi limiti, come ricorda il senatur Umberto Bossi. Anche la gente abruzzese è stufa: vuole il federalismo. O la maggioranza è coesa sul tema che sta a cuore agli Italiani, e non solo alla Lega, oppure meglio chiedere agli elettori cosa ne pensano, con un voto anticipato rigeneratore. Anche in Abruzzo, se necessario. Il programma della coalizione di Centrodestra è chiarissimo. La gente ha bisogno del federalismo fiscale, al punto che questa legge ha ottenuto in Parlamento una maggioranza più ampia di quella reale, con la sola astensione del Pd che oggi si scopre incredibilmente “finiano”. Il Federalismo fiscale è una legge importante e necessaria. Chi lavora con impegno, va premiato. La gente ha dato un riconoscimento per questo impegno mantenuto lavorando con il Governo. La realtà oggettiva è che c’è una maggioranza di governo che sta ben lavorando. Una maggioranza che lavora male non vince le elezioni e non sopravvive a se stessa. Sull’immigrazione il Centrodestra ha seguito una linea coerente che parte dalla legge Bossi-Fini, attuata in quello che era il suo spirito: una pietra miliare che ha ancorato la presenza sul nostro territorio degli immigrati all’esistenza di un lavoro e di una casa. È stata la legge Bossi-Fini a segnare una distinzione tra immigrazione regolare e clandestinità. L’immigrato regolare ha tutti i diritti e doveri, quello non regolare deve tornare a casa, perché la clandestinità è contraria alla sicurezza, ai diritti degli immigrati e all’integrazione socio-culturale. Maggiore attenzione, inoltre, va data alle cosiddette “Chinatown” che si stanno radicando sul territorio: i cinesi devono poter scegliere se diventare italiani o ritornare a casa. Le banche controllate da fondazioni, nominate dagli enti locali, devono essere banche del territorio che sostengono la piccola e media impresa. La mancata conquista del Federalismo, potrebbe spalancare scenari di disintegrazione sociale ed economica molto simili a quelli attuali della Grecia, nostra dirimpettaia. Il Presidente Berlusconi, il vero e unico baluardo anticomunista del Paese, impedirà questi scenari disastrosi, raccogliendo molti più consensi di quelli finora conquistati. Il meccanismo del Federalismo è la nostra salvezza. La gente che lavora è stufa dei litigi in salsa extraparlamentare! Chi ha rinnegato il patto iniziale, chi ha lavorato per la sinistra come un vecchio gattopardo democristiano? Le urne, la possibilità di un voto anticipato, extrema ratio nel caso in cui le cose si mettessero male, non vanno certamente temute. Non sono un pericolo per il Paese reale che ha già deciso e votato e non farà mancare la propria vicinanza al Premier Berlusconi. Senza riforme bisogna andare alle elezioni anticipate. Certamente il Governo Berlusconi può andare avanti ugualmente nonostante i propositi bellicosi di chi vuole sabotarlo. I Governatori d’Italia diamo una mano al Presidente Berlusconi. Non c’è spazio per una maggioranza traballante e litigiosa poiché lo scranno non è un diritto naturale ma costituzionale. E la sovranità appartiene al popolo.

Nicola Facciolini

Una risposta a “Il Federalismo fiscale in Abruzzo non si tocca”

  1. Umby ha detto:

    Ottimo articolo, alla via così.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *