Default e salvataggi in Europa

L’Europa ha deciso di salvare l’Irlanda, operazione per la quale necessitano fra 50 e 90 miliardi. Il tracollo era evidente già dal 12 novembre, con l’annuncio che, per trovare acquirenti , il decennale irlandese era  costretto a offrire un rendimento del 9,26%;  il 6,83% in più rispetto alla sicurezza del bund tedesco. I ministri delle […]

L’Europa ha deciso di salvare l’Irlanda, operazione per la quale necessitano fra 50 e 90 miliardi. Il tracollo era evidente già dal 12 novembre, con l’annuncio che, per trovare acquirenti , il decennale irlandese era  costretto a offrire un rendimento del 9,26%;  il 6,83% in più rispetto alla sicurezza del bund tedesco. I ministri delle finanze dell’UE hanno raggiunto ieri sera in teleconferenza un accordo di massima per l’attuazione del piano di sostegno finanziario all’Irlanda.Il piano che ammonta a “meno di 100 miliardi di euro” in tre anni coinvolgerà anche paesi europei non membri della zona euro, come il Regno Unito e la Svezia. I dettagli precisi del piano e le condizioni previste saranno determinate nei prossimi giorni dagli esperti della Commissione europea, dalla Banca centrale europea e dal Fondo monetario internazionale, in accordo con il governo irlandese che, comunque, si è già impegnato ad attuare un programma di austerità draconiana, che dovrà portare il deficit (dal 32 %) al di sotto del 3% del PIL entro il 2014. Come nota Mauro Battarelli su Economia e Finanza, Eurolandia e tutta l’Unione europea stanno lottando per la loro stessa sopravvivenza e, quasi certamente, l’Unione sarà costretta a corsi valutari differenziati per sopravvivere, con  un’area euro forte a guida tedesca e un’area euro2 – e forse euro3 – con i peccatori del debito legati a un peg fisso con la moneta di riferimento che di fatto replicherà il vecchio marco.  Deutsche Bank lo scrisse in un report agli investitori già nel 2006. La Germania. Berlino, naturalmente, è ben felice di questo epilogo e lo si capisce dal suo comportamento: prima scatena un putiferio sui mercati parlando di taglio dei rendimenti obbligazionari per far pagare anche agli investitori privati i costi di futuri salvataggi e poi utilizza il suo ministro degli Esteri – si noti, non quello delle Finanze, che era di ritorno dal G20 di Seul – per smentire e tranquillizzare la comunità finanziaria. A rischio default resta il Portogallo  e si teme che la febbre possa diffondersi nel resto dell’area della moneta unica, contagiando gli altri Paesi in questo momento piu’ fragili, come la Spagna e di nuovo la Grecia. Proprio Atene potrebbe finire nuovamente nell’occhio del ciclone visto il deterioramento dei suoi conti pubblici, piu’ grave del previsto. Con Eurostat che per il 2009 ha rivisto al rialzo sia il deficit, schizzato al 15,4%, sia il debito pubblico, che al 126,8% e’ ora il piu’ elevato d’Europa. Sullo sfondo c’e’ anche l’Italia, che tra l’altro sta vivendo una difficile situazione politica. Non puo’ passare inosservato un debito pubblico che viaggia verso il 119%, con la situazione degli spread che potrebbe far gola agli speculatori. Anche se la situazione del debito privato italiano, con un indebitamento di famiglie e imprese molto meno elevato rispetto ad altri Stati Ue, rende la situazione del nostro Pase non paragonabile a quella di altri. Comunque, secondo vari economisti,  sebbene il governo italiano possa vantare un certo contenimento delle spese, non ha saputo varare una finanziaria e un programma economico all’altezza della situazione. Era chiaro da tempo che il Pil italiano quest’anno non sarebbe cresciuto più dell’1%, lo stesso dicasi per quanto riguarda il 2011 e il 2012, mettendo in crisi le entrate fiscali e le prospettive di riduzione del debito promesse dal sempre troppo ottimista Ministero dell’Economia. Era quindi inevitabile che il differenziale di rendimento tra i Buoni del Tesoro Pluriennali (Btp) e i Bund tedeschi arrivasse al massimo dalla nascita dell’euro. Inoltre, dicono in molti, l’approvazione della finanziaria non basterà a tranquillizzare gli investitori internazionali, anche perché i dati di venerdì della Banca d’Italia non solo fotografano un paese con il debito pubblico che continua a battere nuovi record, ma segnalano anche una preoccupante diminuzione della cassa: meno 10 miliardi nel solo mese di settembre.

Carlo Di Stanislao

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