I colori delle luci sismiche e l’arroganza nella scienza

In uno studio che verrà pubblicato in questi mesi, ma che è già visibile in rete all’indirizzo http://www2.ogs.trieste.it/bgta/pdf/bgta0034_FIDANI.pdf, è stata svolta un’ulteriore analisi degli avvistamenti raccolti con il terremoto. Intendo ringraziare ancora la popolazione abruzzese che, gratuitamente, ha contribuito a questo studio accettando di rispondere alle mie insistenti domande riguardanti un fenomeno così doloroso. I […]

In uno studio che verrà pubblicato in questi mesi, ma che è già visibile in rete all’indirizzo http://www2.ogs.trieste.it/bgta/pdf/bgta0034_FIDANI.pdf, è stata svolta un’ulteriore analisi degli avvistamenti raccolti con il terremoto. Intendo ringraziare ancora la popolazione abruzzese che, gratuitamente, ha contribuito a questo studio accettando di rispondere alle mie insistenti domande riguardanti un fenomeno così doloroso.
I 249 avvistamenti di fenomeni luminosi occorsi prima, durante e dopo il terremoto sono stati analizzati prendendo in esame anche le loro colorazioni.
Infatti, se in molti casi le luminosità sono apparse come chiarori non ben distinti e in altri hanno avuto sfumature su diversi colori, difficilmente descrivibili, per una larga parte hanno manifestato colorazioni distinte e concordanti fra i diversi avvistatori. Le luminosità più frequentemente avvistate avevano un colore rossiccio. Le tipologie dei rossori possono essere riassunte in luminosità diffuse del cielo, delle nuvole e dei vapori. Queste sono state osservate prevalentemente prima del terremoto, fino ad alcune ore.
Il colore è un’aspetto importante dell’osservazione perchè ci offre qualche indizio sull’origine dei fenomeni, esso è distintivo dell’emissione o dell’assorbimento di luce da parte di ben determinate molecole gassose. Ad esempio, l’ossigeno eccitato emette anche un colore rossiccio nel ritornare spontaneamente allo stato non eccitato. L’ossigeno è presente in atmosfera solo in piccola parte eccitato, cosicchè non vediamo si solito i suoi colori di emissione, ma che cosa potrebbe eccitarlo?
Fra le prime ipotesi formulate sin dalla seconda metà 1700 in Italia, dove gli stessi fenomeni erano stati osservati ed annotati in occasione dei numerosi forti terremoti di quel secolo, ricordiamo l’eccessiva presenza di elettricità. Infatti, l’elettricità tende ad accumularsi sulle zone più acuminate, come le montagne e le asperità rocciose. Nelle vicinanze delle punte, la carica si concentra ed è in grado di influenzare tutti gli altri oggetti che possiedono carica elettrica. Anche le molecole di ossigeno sono formate da cariche elettriche e, passando vicino alle asperità, possono perderne una parte, divenendo eccitate. Riassumendo, le osservazioni di questi fenomeni possono rappresentare una testimonianza indiretta della presenza di grandi quantità di carica elettrica prima dei forti terremoti. Il “possono” indica che il processo descritto deve essere osservato con misure accurate in ogni suo passo, prima di poter affermare che accada veramente, e utilizzare queste osservazioni come indicatori del sopraggiungere di un forte evento sismico. Sebbene tali luminosit‡ siano eventi piuttosto eccezionali e ripetutamente si siano manifestate in occasione dei terremoti italiani, senza prima aver chiarito bene tutto il processo che le genera, l’osservazione di queste possono trarci in inganno nel valutare il pericolo sismico. Certo è, che il loro avvistamento insieme con l’osservazione di ulteriori anomalie legate al terremoto, come ad esempio la presenza di uno sciame non lascerebbe, invece, molti dubbi sul pericolo che si sta correndo.
Ho voluto dilungarmi su una possibile linea di ricerca per sostenere qualche piccola autocritica al modo di procedere del mondo scientifico e anche qualche domanda: come mai l’ipotesi esposta, pur essendo stata formulata da diversi secoli, e oggi esistendo gli strumenti di misura, non Ë mai stata verificata?
Il fenomeno terremoto è già stato compreso in ogni suo aspetto in modo che l’ipotesi esposta possa essere esclusa? Viviamo tutti in delle case antisismiche in Italia in modo da non doverci preoccupare se osserviamo qualche fenomeno che può preannunciare il terremoto? Possiamo rendere in poco tempo antisismiche le case che non lo sono cosÏ da proteggere tutta la popolazione?
L’ipotesi non è stata verificata perché l’interesse del mondo scientifico è stato concentrato esclusivamente verso le misure di tipo sismico. Infatti, a causa dell’esperienza acquisita, queste indagini oggi permettono di ottenere pubblicazioni su riviste che conferiscono riconoscimento agli autori e alle istituzioni a cui afferiscono. Così, concentrare le risorse in questo campo è motivato dall’intenzione di avere riconoscimenti. Il riconoscimento internazionale Ë anche utile per ottenere dei finanziamenti per la ricerca. Ma in questo modo la scienza non è più diretta verso la comprensione dell’ignoto, che costituisce il suo naturale fine e che a volte richiede di rimettere in discussione le ipotesi già accettate, al contrario, è diretta all’acquisizione di consenso che non ama rimettere in discussione le ipotesi accettate. La ricerca di consenso non ha giustificazioni nell’ambiente ove la ricerca della verità costituisce il principale motore. Essa puÚ rappresentare, invece, una prova evidente di un timore di fallire nella comprensione di ciò che si sta studiando. Ma da dove viene il timore di sbagliare, se non dall’attaccamento al consenso che si è già ricevuto? Non è proprio dal consenso ricevuto che può derivare l’arroganza ogni tanto osservata nel mondo scientifico?
Riprendendo le osservazioni dei fenomeni luminosi, il motivo della maggiore appariscenza delle luminosità diffuse e riflesse sulle nuvole e sui vapori è facilmente spiegabile dal fatto che questi fenomeni sono molto estesi e hanno una durata di alcune ore cosÏ da poter essere avvistati da molta gente.
D’altra parte, anche la distribuzione della popolazione nel territorio dovrebbe influenzare il numero e il tipo di avvistamenti. Per questo motivo la distribuzione degli avvistamenti Ë stata corretta con la presenza della popolazione, attribuendo ad ogni avvistamento un peso dipendente in maniera inversa dalla popolazione che abita nell’area dell’avvistamento.
Per la prima volta, vista l’abbondanza dei casi raccolti e grazie a questa correzione, è stato possibile tentare un’analisi statistica degli avvistamenti rispetto alle loro distribuzioni spaziali e temporali. Il risultato hamostrato che l’aumento nell’apparizione delle luci all’approssimarsi del terremoto potrebbe essere il riflesso di una situazione critica nel sottosuolo.

Cristiano Fidani

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