Papa Francesco della Libertà, della Salus Populi Romani, Maria Santissima, in difesa dei bambini

“Ogni cristiano è missionario nella misura in cui testimonia l’amore di Dio. Siate missionari della tenerezza di Dio!”(Papa Francesco). I cristiani veri sono perseguitati oggi nel mondo più che agli inizi della storia del Cristianesimo: i numeri sono da capogiro. Papa Francesco ricorda che la causa originaria di ogni persecuzione è l’odio del principe del […]

“Ogni cristiano è missionario nella misura in cui testimonia l’amore di Dio. Siate missionari della tenerezza di Dio!”(Papa Francesco). I cristiani veri sono perseguitati oggi nel mondo più che agli inizi della storia del Cristianesimo: i numeri sono da capogiro. Papa Francesco ricorda che la causa originaria di ogni persecuzione è l’odio del principe del mondo verso quanti sono stati salvati e redenti da Gesù con la sua morte e resurrezione. Le uniche armi per difendersi dalla tossicità del mondo sono la preghiera continua, la parola di Dio, l’umiltà e la mitezza. Papa Bergoglio indica una strada da seguire per imparare a districarsi tra le insidie della Terra che “sono opera del diavolo, principe del mondo, spirito del mondo”. È il diavolo la causa dell’Hiroshima psicologica dei giovani: il relativismo e il moralismo etico dominanti del “tutto è normale” sta massacrando generazioni di uomini e donne nel mondo. Sveglia! Il Pontefice nella Domus di Santa Marta spiega le letture tratte dagli Atti degli apostoli  (16, 1-10) e dal Vangelo di Giovanni (15, 18-21) incentrando la sua riflessione sull’odio “una parola forte – sottolinea Papa Francesco – usata da Gesù. Proprio odio. Lui che è maestro dell’amore, al quale piaceva tanto parlare di amore, parla di odio. Ma a lui piaceva chiamare le cose con il  nome proprio che hanno. E ci dice: Non spaventatevi! Il mondo vi odierà. Sappiate che prima di voi ha odiato me. E ci ricorda anche quello che lui forse aveva detto in un’altra occasione ai discepoli: ricordatevi  della parola che io vo ho detto: un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. La strada dei cristiani è la strada di Gesù”. Per seguire il Maestro non c’è un’altra via. “Una di quelle segnate da Gesù – precisa il Santo Padre – è una conseguenza dell’odio del mondo e anche del principe di questo odio nel mondo. Gesù che ci ha scelti e ci ha riscattati. Ci ha scelti per pura grazia. Con la sua morte e resurrezione ci ha riscattati dal potere del mondo, dal potere del diavolo, dal potere del principe di questo mondo”. L’origine dell’odio e dei conflitti è questa. “Siamo salvati e quel principe del mondo che non vuole che siamo salvati, ci odia e fa nascere la persecuzione che dai primi tempi di Gesù continua fino a oggi.  Tante comunità cristiane sono perseguitate nel mondo. In questo tempo più che nei primi tempi; eh! Oggi, adesso, in questo giorno, in questa ora”. Perchè? “Ma perché lo spirito del mondo odia”. Solitamente alla persecuzione si giunge  dopo aver percorso una  strada lunga. “Pensiamo a come il principe del mondo ha voluto ingannare Gesù quando era nel deserto: Ma fai il bravo! Hai fame? Mangia. Tu puoi farlo. Lo ha anche invitato un po’ alla vanità: Fai il bravo! Tu sei venuto per salvare la gente. Risparmia tempo, vai al tempio buttati giù e tutta la gente vedrà questo miracolo e tutto è finito: tu avrai autorità. Ma pensiamo a questo: Gesù mai ha risposto a questo principe con le sue parole! Mai. Era Dio. Mai. È andato, per la risposta, a trovare le parole di Dio e ha risposto con la parola di Dio”. Un messaggio per l’umanità di oggi in cerca di pace e prosperità. “Con il principe di questo mondo non si può dialogare. E questo sia chiaro”. Il dialogo è un’altra cosa. “È necessario fra noi – rivela il Pontefice – è necessario per la pace. Il dialogo è un’abitudine, è proprio un atteggiamento che noi dobbiamo avere tra noi per sentirci, per capirci. E deve mantenersi sempre. Il dialogo nasce dalla carità, dall’amore. Con quel principe non si può dialogare; si può soltanto rispondere con la parola di Dio che ci difende. Il principe del mondo ci odia. E come ha fatto con Gesù farà con noi. Ma guarda, fa questo, è una piccola truffa, non c’è niente, è piccolo. E così comincia a portarci su una strada un pochino ingiusta. Comincia da piccole cose, poi inizia con le lusinghe e con esse ci ammorbidisce fino a che cadiamo nella trappola. Gesù ci ha ditto: Io invio voi come pecorelle in mezzo ai lupi. Siate prudenti, ma semplici. Se però ci lasciamo prendere dallo spirito di vanità e pensiamo di contrastare i lupi facendoci noi stessi lupi, questi vi mangeranno vivi. Perché se smetti di essere pecorella, non hai un pastore che ti difende e cadi nelle mani di questi lupi. Voi potreste chiedere: Padre, ma qual è l’arma per difendersi da queste seduzioni, da questi fuochi d’artificio che fa il principe dei questo mondo, dalle sue lusinghe? L’arma è la stessa di Gesù: la parola di Dio, e poi l’umiltà e la mitezza. Pensiamo a Gesù quando gli danno lo schiaffo: che umiltà, che mitezza. Poteva insultare e invece ha fatto solo una domanda umile e mite. Pensiamo a Gesù nella sua passione. Il profeta di lui dice: come una pecora che va al mattatoio, non grida niente. L’umiltà. Umiltà e mitezza: queste sono le armi che il principe del mondo, lo spirito del mondo non tollera, perché le sue proposte sono di potere mondano, proposte di vanità, proposte di ricchezze. L’umiltà e la mitezza non le tollera. Gesù è mite e umile di cuore. E oggi ci fa pensare a quest’odio del principe del mondo contro di noi, contro i seguaci di Gesù. E pensiamo alle armi che abbiamo per difenderci: restiamo sempre pecorelle – è l’invito del Santo Padre – perché così avremo un pastore che ci difende”. Costante è l’invocazione alla Madonna affinché “ci aiuti a diventare umili e miti nella strada di Gesù”. La distesa di ombrelli, insegne e stendardi di tutti i colori e di croci in Piazza San Pietro e via della Conciliazione, non è soltanto il suggestivo spettacolo offerto Domenica 5 Maggio 2013 dalle migliaia di fedeli, membri delle più varie Confraternite sulla Terra, radunati per la Messa celebrata da Papa Francesco a coronamento delle “Giornate delle Confraternite e della Pietà popolare” promosse in occasione dell’Anno della Fede. Ai fedeli Papa Francesco raccomanda tre aspetti fondamentali: evangelicità, ecclesialità e missionarietà, assicurando che “la Chiesa vi vuole bene, la vostra è una modalità legittima di vivere la fede”. Sono giunti a Roma da tutta Italia, Francia, Spagna, Irlanda, Malta, Polonia. Il cielo plumbeo di Roma e la pioggia non hanno guastato il clima di festa e la gioia di essere nel cuore della Cristianità insieme a Papa Bergoglio. Nei loro abiti tradizionali, con fasce e mantelline multicolore, hanno mostrato la pietà popolare all’opera sulla Terra.“Sono rappresentati qui – annuncia monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione nel suo indirizzo di saluto al Papa – dieci secoli di storia che pochi conoscono, perché fatta di semplici gesti quotidiani, scolpiti nel cuore delle persone. Le Confraternite hanno espresso il frutto più genuino della fede: la carità verso i poveri, gli abbandonati, i sofferenti, gli emarginati. Oggi le Confraternite chiedono al Signore di aprire il loro cuore perché, ricchi delle tradizioni precedenti, possano riconoscere nuovi spazi dove la fede diventa ancora una volta operosa attraverso la carità”. E Papa Francesco:“Cari fratelli e sorelle, siete stati coraggiosi di venire con questa pioggia. Il Signore vi benedica tanto!”. È il saluto affettuoso del Pontefice alle Confraternite che si manifestano in tutta la loro varietà ed a cui subito indica il centro da cui tutto deve partire ed a cui tutto deve condurre nella fede cristiana:“Amare Dio,essere discepoli di Cristo vivendo il Vangelo”. Papa Bergoglio cita Benedetto XVI, ora nella clausura e nella preghiera in Vaticano, che rivolgendosi alle Confraternite aveva usato la parola: evangelicità. “La pietà popolare, di cui voi siete un’importante manifestazione – sottolinea Papa Francesco – è un tesoro che ha la Chiesa e che i vescovi latinoamericani hanno definito, in modo significativo, come una spiritualità, una mistica, che è uno spazio di incontro con Gesù Cristo. Camminate con decisione verso la santità, non accontentatevi di una vita cristiana mediocre”. Un secondo elemento è essenziale per essere cristiani: l’ecclesialità. “La pietà popolare è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa vi vuole bene! Siate una presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi. I vescovi latinomericani hanno scritto che la pietà popolare di cui siete espressione è una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa. È bello questo, eh? Amate la Chiesa! Lasciatevi guidare da essa!”. Una terza parola caratterizza le Confraternite: la missionari età. “Voi avete una missione specifica e importante, che è quella di tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate attraverso la pietà popolare. Quando, ad esempio, voi portate in processione il Crocifisso, non fate un semplice atto esteriore – spiega il Papa – ma indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita. Le Confraternite manifestano la fede in forme che coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture, trasmettendola così in particolare a coloro che Gesù chiama i piccoli. Le vostre iniziative siano dei ponti, delle vie per portare a Cristo, per camminare con Lui. E in questo spirito siate sempre attenti alla carità. Siate missionari dell’amore e della tenerezza di Dio! Siate missionari della Misericordia di Dio, che sempre ci perdona, sempre ci aspetta e ci ama tanto!”. Papa Bergoglio raccomanda ancora: “Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. Tre parole, non dimenticatele!”. Si comincia dalla difesa dei minori. I bambini debbono essere tutelati, difesi. Su questo ci vuole “coraggio e chiarezza”. Nella Giornata dei bambini vittime della violenza, al Regina Coeli, Papa Francesco ha pregato per tutti coloro che “hanno sofferto e soffrono a causa di abusi”. Non è la prima volta che il Pontefice interviene contro questo tipo di violenze. Un paio di settimane dopo la sua elezione, Papa Bergoglio aveva voluto incontrare monsignor Gerhard Ludwig Muller, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il dicastero che si occupa della questione, per confermare la linea di Papa Ratzinger: decisione e fermezza nell’affrontare i casi di abusi sessuali, misure di protezione per i bambini, aiuto a quanti in passato hanno sofferto tali violenze, procedimenti dovuti nei confronti dei colpevoli e impegno delle Conferenze episcopali nella formulazione ed attuazione delle direttive necessarie in questo campo, “tanto importante – aveva già chiarito Papa Francesco – per la testimonianza della Chiesa e la sua credibilità”. Il Papa è vicino alle vittime, soprattutto le più piccole, nella preghiera. “Vorrei anche dire con forza che tutti dobbiamo impegnarci con chiarezza e coraggio affinché ogni persona umana, specialmente i bambini, che sono tra le categorie più vulnerabili, sia sempre difesa e tutelata”. Gli abusi sessuali, diffusi anche su Internet, nelle istituzioni di tutto il mondo, nelle stesse famiglie e nelle multinazionali, a danno di minori sono “una delle forme peggiori di violenza” – ha detto il Papa.
“Nel cammino dell’Anno della fede – dichiara il Santo Padre nell’omelia – sono contento di celebrare questa Eucaristia dedicata in modo speciale alle Confraternite: una realtà tradizionale nella Chiesa, che ha conosciuto in tempi recenti un rinnovamento e una riscoperta. Vi saluto tutti con affetto, in particolare le Confraternite venute da varie parti del mondo! Grazie per la vostra presenza e la vostra testimonianza! Nel Vangelo abbiamo ascoltato un brano dei discorsi di addio di Gesù, riportati dall’evangelista Giovanni nel contesto dell’ultima Cena. Gesù confida agli Apostoli i suoi ultimi pensieri, come un testamento spirituale, prima di lasciarli. Il testo di oggi insiste sul fatto che la fede cristiana è tutta incentrata sul rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Chi ama il Signore Gesù accoglie in sé Lui e il Padre e grazie allo Spirito Santo accoglie nel proprio cuore e nella propria vita il Vangelo. Qui ci è indicato il centro da cui tutto deve partire e a cui tutto deve condurre: amare Dio, essere discepoli di Cristo vivendo il Vangelo. Benedetto XVI rivolgendosi a voi, ha usato questa parola: evangelicità. Care Confraternite, la pietà popolare, di cui voi siete un’importante manifestazione è un tesoro che ha la Chiesa e che i Vescovi latinoamericani hanno definito, in modo significativo, come una spiritualità, una mistica, che è uno «spazio di incontro con Gesù Cristo». Attingete sempre a Cristo, sorgente inesauribile, rafforzate la vostra fede, curando la formazione spirituale, la preghiera personale e comunitaria, la liturgia. Nei secoli le Confraternite sono state fucine di santità di tanta gente che ha vissuto con semplicità un rapporto intenso con il Signore. Camminate con decisione verso la santità; non accontentatevi di una vita cristiana mediocre, ma la vostra appartenenza sia di stimolo, anzitutto per voi, ad amare di più Gesù Cristo. Anche il brano degli Atti degli Apostoli che abbiamo ascoltato ci parla di ciò che è essenziale. Nella Chiesa nascente ci fu subito bisogno di discernere ciò che era essenziale per essere cristiani, per seguire Cristo, e che cosa non lo era. Gli Apostoli e gli altri anziani fecero una riunione importante a Gerusalemme, un primo “concilio”, su questo tema, per i problemi che erano nati dopo che il Vangelo era stato annunciato ai pagani, ai non ebrei. Quella fu un’occasione provvidenziale per capire meglio che cosa è essenziale, cioè credere in Gesù Cristo morto e risorto per i nostri peccati, e amarsi come Lui ci ha amati. Ma notate come le difficoltà furono superate non al di fuori, ma nella Chiesa. E qui c’è un secondo elemento che vorrei richiamarvi, come fece Benedetto XVI, e cioè l’ecclesialità. La pietà popolare è una strada che porta all’essenziale se è vissuta nella Chiesa in profonda comunione con i vostri Pastori. Cari fratelli e sorelle, la Chiesa vi vuole bene! Siate una presenza attiva nella comunità come cellule vive, pietre viventi. I Vescovi latinomericani hanno scritto che la pietà popolare di cui siete espressione è «una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa» (Documento di Aparecida, 264). E’ bello questo! Una modalità legittima di vivere la fede, un modo di sentirsi parte della Chiesa. Amate la Chiesa! Lasciatevi guidare da essa! Nelle parrocchie, nelle diocesi, siate un vero polmone di fede e di vita cristiana, un’aria fresca!. In questa Piazza vedo una grande varietà prima di ombrelli e adesso di colori e di segni. Così è la Chiesa: una grande ricchezza e varietà di espressioni in cui tutto è ricondotto all’unità; la varietà ricondotta all’unità è l’incontro con Cristo. Vorrei aggiungere una terza parola che vi deve caratterizzare: missionarietà. Voi avete una missione specifica e importante, che è quella di tenere vivo il rapporto tra la fede e le culture dei popoli a cui appartenete, e lo fate attraverso la pietà popolare. Quando, ad esempio, voi portate in processione il Crocifisso con tanta venerazione e tanto amore al Signore, non fate un semplice atto esteriore; voi indicate la centralità del Mistero Pasquale del Signore, della sua Passione, Morte e Risurrezione, che ci ha redenti, e indicate a voi stessi per primi e alla comunità che bisogna seguire Cristo nel cammino concreto della vita perché ci trasformi. Ugualmente quando manifestate la profonda devozione per la Vergine Maria, voi indicate la più alta realizzazione dell’esistenza cristiana, Colei che per la sua fede e la sua obbedienza alla volontà di Dio, come pure per la sua meditazione della Parola e delle azioni di Gesù, è la discepola perfetta del Signore (cfr Lumen gentium, 53). Questa fede, che nasce dall’ascolto della Parola di Dio, voi la manifestate in forme che coinvolgono i sensi, gli affetti, i simboli delle diverse culture… E così facendo aiutate a trasmetterla alla gente, e specialmente alle persone semplici, a coloro che nel Vangelo Gesù chiama «i piccoli». In effetti, «il camminare insieme verso i santuari e la partecipazione ad altre manifestazioni della pietà popolare, portando con sé anche i figli e coinvolgendo altre persone, è in se stesso un’azione di evangelizzazione» (Documento di Aparecida, 264). Quando voi andate ai santuari, quando portare la famiglia, i vostri figli, voi state facendo proprio un’azione di evangelizzazione. Bisogna andare avanti così! Siate anche voi veri evangelizzatori! Le vostre iniziative siano dei “ponti”, delle vie per portare a Cristo, per camminare con Lui. E in questo spirito siate sempre attenti alla carità. Ogni cristiano e ogni comunità è missionaria nella misura in cui porta e vive il Vangelo e testimonia l’amore di Dio verso tutti, specialmente verso chi si trova in difficoltà. Siate missionari dell’amore e della tenerezza di Dio! Siate missionari della misericordia di Dio, che sempre ci perdona, sempre ci aspetta, ci ama tanto! Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. Tre parole! Non dimenticarle! Evangelicità, ecclesialità, missionarietà. Chiediamo al Signore che orienti sempre la nostra mente e il nostro cuore verso di Lui, come pietre vive della Chiesa, perché ogni nostra attività, tutta la nostra vita cristiana sia una testimonianza luminosa della sua misericordia e del suo amore. E così cammineremo verso la meta del nostro pellegrinaggio terreno, verso quel santuario tanto bello, la Gerusalemme del Cielo. Là non c’è più alcun tempio: Dio stesso e l’Agnello sono il suo tempio; e la luce del sole e della luna cedono il posto alla gloria dell’Altissimo. Così sia”. Nel “Regina Coeli” il Papa invoca l’intercessione di Maria Santissima. “In questo momento di profonda comunione in Cristo, sentiamo viva in mezzo a noi anche la presenza spirituale della Vergine Maria. Una presenza materna, familiare, specialmente per voi che fate parte delle Confraternite. L’amore per la Madonna è una delle caratteristiche della pietà popolare, che chiede di essere valorizzata e ben orientata. Per questo, vi invito a meditare l’ultimo capitolo della Costituzione del Concilio Vaticano II sulla Chiesa, la Lumen gentium, che parla proprio di Maria nel mistero di Cristo e della Chiesa. Lì si dice che Maria «avanzò nella peregrinazione della fede» (n. 58). Cari amici, nell’Anno della fede vi lascio questa icona di Maria pellegrina, che segue il Figlio Gesù e precede tutti noi nel cammino della fede”. Quindi il classico fuori-programma: Papa Francesco, incurante del maltempo sale sulla jeep bianca coperta con un tettuccio trasparente, per salutare come sempre i fedeli. Ed esce da Piazza San Pietro per avvicinarsi ai pellegrini quasi in via della Conciliazione. Non era mai accaduto. Poi un gesto davvero inedito: ad un’anziana signora sulla sedia a rotelle, che per l’emozione di salutare il Pontefice lascia cadere tutto a terra, Papa Francesco si china e le raccoglie la borsa. Domenica 5 Maggio 2013 le Chiese d’Oriente che seguono il Calendario Giuliano hanno celebrato la festa di Pasqua. Papa Francesco le saluta con queste parole:“Desidero inviare a questi fratelli e sorelle uno speciale saluto, unendomi di tutto cuore a loro nel proclamare il lieto annuncio: Cristo è risorto! Raccolti in preghiera intorno a Maria, invochiamo da Dio il dono dello Spirito Santo, il Paraclito, perché consoli e conforti tutti i cristiani, specialmente quanti celebrano la Pasqua tra prove e sofferenze, e li guidi sulla via della riconciliazione e della pace”. In Brasile è stata proclamata Beata Francisca de Paula De Jesus, detta «Nhá Chica». “La sua vita semplice fu tutta dedicata a Dio e alla carità, tanto che era chiamata «madre dei poveri». Mi unisco alla gioia della Chiesa in Brasile per questa luminosa discepola del Signore”. Nel discorso a braccio ai parroci e al clero di Roma del 14 Febbraio 2013, Benedetto XVI aveva detto: “Mi sembra che cinquant’anni dopo il Concilio appare il vero Concilio con tutta la sua forza spirituale. Ed è nostro compito, proprio in questo Anno della fede, cominciando da questo Anno della fede, lavorare perché il vero Concilio, con la forza dello Spirito Santo, si realizzi e sia realmente rinnovata la Chiesa”. Anche questo è il magistero di Papa Francesco nella Domus Santa Marta, nelle udienze del mercoledì, nelle messe in Vaticano, nella preghiera del Santo Rosario e nelle visite alle basiliche ed alle parrocchie romane. Papa Bergoglio insegna che “essere liberi non vuol dire fare ciò che si vuole, seguire le mode del tempo, passare da un’esperienza ad un’altra, rimanendo adolescenti tutta la vita. Libertà vuol dire fare scelte buone e definitive nella vita, come Maria”. Così Papa Francesco, sabato sera 4 Maggio 2013, al termine della recita del Santo Rosario nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore nel primo sabato del mese mariano. Prima della celebrazione il Santo Padre con il bacio del Crocifisso ha preso possesso della Basilica Liberiana. Papa Francesco torna a pregare Maria Salus Populi Romani, l’immagine della Vergine cara alla città di Roma e conservata nel più antico tempio mariano d’occidente, la Basilica di Santa Maria Maggiore, posta per l’occasione sopra l’altare. Era già accaduto il 14 Marzo a poche ore dall’elezione al Soglio Pontificio quando Papa Bergoglio volle porre sotto la benedizione della Madre di Dio il ministero petrino ricevuto. Questa volta il Santo Padre prende possesso della Basilica Liberiana e, recitando i misteri gaudiosi del Santo Rosario, indica nella Madonna la mamma che dona la salute ai propri figli. Salute del corpo, della mente e dello spirito. “Come una madre, Maria – spiega il Pontefice – ci aiuta a crescere, ad affrontare la vita, ad essere liberi”. Crescere vuol dire non cedere alla pigrizia derivante dal benessere, dalla vita comoda. Significa prendersi responsabilità, tendere a grandi ideali. “La Madonna fa proprio questo con noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto”. Come una madre, “Maria insegna a non evitare i problemi e le sfide della vita, come se questa fosse un’autostrada senza ostacoli. La Vergine ha conosciuto momenti non facili e – rivela Papa Francesco – aiuta i suoi figli a guardare con realismo i problemi, a non perdersi in essi, a saperli superare. Una vita senza sfide non esiste e un ragazzo o una ragazza che non sa affrontarle mettendosi in gioco, è senza spina dorsale!”. Infatti “Maria, donna del sì, libero e incondizionato alla chiamata del Signore, da buona mamma aiuta i suoi figli ad essere liberi”. Ma cosa significa libertà? “Non è certo fare tutto ciò che si vuole, lasciarsi dominare dalle passioni, passare da un’esperienza all’altra senza discernimento, seguire le mode del tempo; libertà non significa, per così dire, buttare tutto ciò che non piace dalla finestra. La libertà ci è donata perché sappiamo fare scelte buone nella vita!”. Ecco allora l’esortazione di Papa Bergoglio a non aver paura delle scelte definitive in un tempo in cui è forte la seduzione della provvisorietà. Nel lavoro, nella famiglia, nell’identità. “Siamo vittime di una tendenza che ci spinge alla provvisorietà, come se desiderassimo rimanere adolescenti per tutta la vita! Non abbiamo paura degli impegni definitivi, degli impegni che coinvolgono e interessano tutta la vita! In questo modo la nostra vita sarà feconda! Maria ci insegna ad essere aperti alla vita, fecondi di bene, di gioia, di speranza, segni e strumenti di vita”. Papa Francesco, al termine della celebrazione, nell’indirizzo di saluto fuori programma alla città di Roma sul sagrato di Santa Maria Maggiore, dichiara: “Fratelli e sorelle, buonasera! Grazie tante per la vostra presenza nella casa della Mamma di Roma, della Nostra Madre! Viva la Salus Populi Romani, viva la Madonna che è la nostra mamma e ci sostiene! Viva la Madonna! Io prego per voi ma voi pregate per me che ne ho bisogno. Vi auguro una buona domenica! Arrivederci!”. Dignità e importanza del lavoro sono al centro delle parole di Papa Francesco all’udienza di Mercoledì 1° Maggio 2013, in cui la Chiesa celebra San Giuseppe lavoratore. Papa Francesco chiede “nuovo slancio per l’occupazione” e denuncia “una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale”. Forte è l’appello del Papa contro il lavoro che schiavizza. Poi, tra i saluti, il pensiero al secondo anniversario di Beatificazione di Giovanni Paolo II. “Gesù impara da San Giuseppe il mestiere del falegname – afferma Papa Bergoglio – e impara l’impegno, la fatica, la soddisfazione e anche le difficoltà di ogni giorno. Questo richiama alla dignità e all’importanza del lavoro che fa parte del piano di amore di Dio. Il lavoro, per usare un’immagine, ci ‘unge’ di dignità, ci riempie di dignità; ci rende simili a Dio, che ha lavorato e lavora, agisce sempre; dà la capacità di mantenere se stessi, la propria famiglia, di contribuire alla crescita della propria Nazione”. Il pensiero del Santo Padre è rivolto alle difficoltà che, in vari Paesi, incontra oggi il mondo del lavoro e dell’impresa, con la denuncia di egoismi e ingiustizie. Il collasso di una fabbrica in Bangladesh alla fine di Aprile è costata la vita a 610 persone, senza contare le centinaia di suicidi in Italia (lavoratori, disoccupati e imprenditori) in questi mesi a causa della mancanza di lavoro. “Penso a quanti, e non solo giovani, sono disoccupati, molte volte a causa di una concezione economicista della società, che cerca il profitto egoista, al di fuori dei parametri della giustizia sociale”. L’appello del Papa è chiaro. “Desidero rivolgere a tutti l’invito alla solidarietà, e ai responsabili della cosa pubblica l’incoraggiamento a fare ogni sforzo per dare nuovo slancio all’occupazione; questo significa preoccuparsi per la dignità della persona”. L’incoraggiamento rivolto da Papa Francesco è di “non perdere la speranza, nella certezza che Dio non ci abbandona”. Le parole forti sono indirizzate ai giovani. “Impegnatevi nel vostro dovere quotidiano, nello studio, nel lavoro, nei rapporti di amicizia, nell’aiuto verso gli altri; il vostro avvenire dipende anche da come sapete vivere questi preziosi anni della vita. Non abbiate paura dell’impegno, del sacrificio e non guardate con paura al futuro; mantenete viva la speranza: c’è sempre una luce all’orizzonte”. Ma il Papa denuncia apertamente il lavoro che schiavizza. “Chiedo ai fratelli e sorelle nella fede e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà una decisa scelta contro la tratta delle persone, all’interno della quale figura il lavoro schiavo”. Quindi l’invito ad ascoltare il Signore. “Bisogna imparare a contemplarlo, a percepire la sua presenza costante nella nostra vita; bisogna fermarsi a dialogare con Lui, dargli spazio con la preghiera”. E, ancora una volta, il Pontefice invita i giovani a chiedersi quale spazio danno al Signore. “Mi fermo a dialogare con Lui?”. Poi il richiamo forte al Santo Rosario nel mese dedicato alla Madonna. Il Santo Padre incoraggia la preghiera come un “momento prezioso per rendere ancora più salda la vita familiare, l’amicizia! Impariamo a pregare di più in famiglia e come famiglia!”. L’importanza della Vergine Maria nel pensiero di Papa Francesco ha radici profonde. Dalla realtà della vita di fede dell’America latina, dalla quale viene il Santo Padre. I santuari mariani nel continente Americano sono  importanti, attirano moltitudini di fedeli. Tali centri di spiritualità sono una roccaforte per la fede in America latina di fronte alle difficoltà proprie di una società in evoluzione, come pure di fronte agli attacchi provenienti dall’esterno da parte di chi ha interessi di proselitismo. In questo contesto, la basilica di Santa Maria Maggiore riveste un’importanza fondamentale non solo come luogo principale di culto dedicato a Maria, ma  anche come punto di riferimento per tanti fedeli che vogliono trovare un posto sempre disponibile dove sostare in preghiera. Nei Paesi occidentali, in Europa e in Italia, un aspetto che si è imposto con grande sorpresa per coloro che hanno vissuto un certo numero di primavere è proprio la chiusura delle chiese in determinati “momenti morti” della giornata. Le Confraternite più antiche rischiano di chiudere i battenti per mancanza di trasmissione della fede! Si era abituati a far una breve visita in chiesa, passandovi accanto o per qualche altra motivata circostanza. Ma l’evoluzione della società, il moltiplicarsi di furti o di sfregi hanno indotto a prendere misure anche sull’orario di apertura delle nostre chiese. Eppure potrebbero essere creati centinaia di migliaia di posti lavoro, lasciando aperte le chiese pure di notte! In alcune è stato possibile installare meccanismi elettronici di protezione, in altre si è provveduto evitando di tenere aperte le chiese nei momenti di poca frequenza. Non sempre questa situazione si ripropone, perché in altri contesti, le chiese rimangono aperte tutta la giornata, accessibili in ogni momento ai fedeli che lo desiderino. Sarebbe senz’altro la situazione ideale ed auspicata anche da Papa Francesco. L’invito del Santo Padre va in questa direzione, oltre all’altra dimensione di una Chiesa aperta e non chiusa in se stessa come più di una volta Papa Bergoglio ha chiesto. L’unità e la fraternità di tutti i Cristiani è, infatti, fondamentale. “La Resurrezione di Cristo e la nostra propria resurrezione non sono una verità teorica. Sono dogma della nostra fede, realtà palpabile, la forza che ha vinto il mondo, nei confronti delle più dure persecuzioni contro di essa”. Così nel suo messaggio il Patriarca ecumenico Bartolomeo I. “Vivere la Resurrezione trasforma il mondo ed entusiasma l’anima. E l’anima entusiasta attrae sul suo percorso le altre anime, le quali si commuovono nel vivere in verità la gioia della Resurrezione. Attraverso la Resurrezione superiamo il dolore e l’afflizione per tutte le cose tristi della vita naturale terrena. La Resurrezione è la risposta di Dio al dubbio dell’uomo ferito dai mali del mondo”. Per il Patriarca Bartolomeo, “nelle difficoltà e nelle disavventure che vive oggi il mondo, noi non cediamo. Non abbiamo paura, perché amiamo tutti, come ci ha amato Colui che ha offerto la sua anima per noi”. Nel suo messaggio pasquale, il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, pone l’accento sulla liberazione dagli idoli. “Molti credono in buona fede che solo il potere e la ricchezza, la salute e la forza fisica siano la liberazione e nel servire gli idoli di questo mondo spesso falliscono in ciò che è più importante. Il vero fine della vita è conoscere la verità e vivere eternamente con Dio”. La vittoria di Cristo sulla morte spirituale oltre che fisica è anche al centro dei messaggi dei metropoliti e patriarchi delle chiese ortodosse dell’Ucraina. “Chiediamo alla Vergine Maria che ci insegni a vivere la nostra fede nelle azioni di ogni giorno, e a dare più spazio al Signore”, è il “tweet” lanciato da Papa Francesco. Il Santo Padre invita i fedeli a recitare la preghiera del Santo Rosario pregando per tutte le intenzioni della Chiesa, a recitarlo anche in famiglia per consolidare l’unità della famiglia e far sì che il bene spirituale sia anche bene sociale e familiare, bene di convivenza. Bisogna chiedere molto, attraverso la sua intercessione, affinché ogni giorno aiuti la Chiesa e ogni fedele a poter vivere in maniera più viva e più responsabile l’esigenza della vita cristiana di consolidare la fede. Siamo nell’Anno della Fede: è importante consolidare la nostra fede nel popolo cristiano seguendo le direttive che furono già tracciate in maniera molto chiara durante il tempo delle discussioni e nelle decisioni del Concilio Vaticano II. “Rimane ancora molto da mettere in pratica” – afferma il Santo Padre. Questo consolidamento della fede è importante: vivendo all’interno della Chiesa in profondità, in maniera responsabile e convinta la propria fede, saremo capaci di dare anche la testimonianza a tutto il mondo dei valori che la Chiesa porta, valori profondi che il Cristianesimo da duemila anni propone a tutti. E su cui, se anche le nostre culture e società si fondassero, potremmo risolvere molti dei problemi che purtroppo oggi stiamo soffrendo e lamentando. Ma per vivere degnamente il Santo Rosario come una preghiera vera ed autentica, e non come un “mantra” ripetitivo, bisogna uscire da noi stessi, avvicinandoci alla Madonna, oserei dire come San Giovanni Apostolo, contemplandola come una persona vivente e vicina. L’8 Maggio si recita la Supplica alla Madonna di Pompei. Il Santo Rosario non è soltanto l’enunciazione di una serie di Misteri. Certamente il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Gloria al Padre si ripetono! Ma è la meditazione di questi Misteri centrali della nostra fede che vengono contemplati nel Santo Rosario, ad avvicinarci sempre di più alla Madonna, al Paradiso, per chiederLe la Sua materna protezione ed il suo aiuto per noi e per tutta la Chiesa. Se si recita il Santo Rosario meditato, in spirito ecclesiale, si scaccia il diavolo e si trasformano le nostre città, chiese e comunità in tante piccole Lourdes. “Lo Spirito Santo è nostro amico e compagno di strada e ci dice dov’è Gesù” – afferma Papa Francesco. L’importanza dell’esame di coscienza per la vita di ogni cristiano, è lapalissiana. Papa Bergoglio parla dello Spirito Santo, la terza Persona della Santissima Trinità, che è “proprio Dio, la Persona Dio, che dà testimonianza di Gesù Cristo in noi”. Il Papa indica la protezione dello Spirito Santo che “Gesù chiama Paraclito, cioè quello che ci difende, che sempre è affianco a noi per sostenerci. La vita cristiana non si può capire senza la presenza dello Spirito Santo: non sarebbe cristiana. Sarebbe una vita religiosa, pagana, pietosa, che crede in Dio, ma senza la vitalità che Gesù vuole per i suoi discepoli. E quello che dà la vitalità è lo Spirito Santo, presente. Lo Spirito dà testimonianza di Gesù – sottolinea il Papa – affinché noi possiamo darla agli altri. La donna che ascoltava Paolo si chiamava Lidia. Si dice di lei che il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Questo fa lo Spirito Santo: ci apre il cuore per conoscere Gesù. Senza di Lui non possiamo conoscere Gesù. Ci prepara all’incontro con Gesù. Ci fa andare per la strada di Gesù. Lo Spirito Santo agisce in noi durante tutta la giornata, durante tutta la nostra vita, come testimone che ci dice dove è Gesù”. Il Papa ha esortato più volte alla preghiera, quale via per avere, in “ogni momento, la grazia della fecondità della Pasqua. Una ricchezza possibile grazie allo Spirito Santo”. Papa Bergoglio guarda “all’esame di coscienza, che i cristiani fanno sulla giornata che hanno vissuto, un esercizio che ci fa bene perché è prendere proprio coscienza di quello che nel nostro cuore ha fatto il Signore. Chiediamo la grazia di abituarci alla presenza di questo compagno di strada, lo Spirito Santo, di questo testimone di Gesù che ci dice dov’è Gesù, come trovare Gesù, cosa ci dice Gesù. Avere una certa familiarità: è un amico. Gesù l’ha detto: ‘No, non ti lascio solo, ti lascio Questo’. Gesù ce lo lascia come amico. Abbiamo l’abitudine di domandarci, prima che finisca la giornata: ‘Cosa ha fatto oggi lo Spirito Santo in me? Quale testimonianza mi ha dato? Come mi ha parlato? Cosa mi ha suggerito?’. Perché è una presenza divina che ci aiuta ad andare avanti nella nostra vita di cristiani. Chiediamo questa grazia, oggi. E questo farà che, come lo abbiamo chiesto nella preghiera, che in ogni momento abbiamo presente la fecondità della Pasqua. Così sia”. La tossicità del mondo può essere vinta soltanto dall’unica medicina: DIO. L’invito a disintossicarsi è aperto a tutti. Nessuno escluso. La condizione essenziale è l’umiltà. Chi pensa di stare bene, tronfio del proprio ego, non ha bisogno della fede. Gli alti tassi di tossicità etica, morale, politica, economica, finanziaria, culturale, finanche ambientale, del mondo dovrebbero incoraggiare la saggia riflessione. Viviamo in un Universo estremamente complesso ma c’è sempre una speranza. In memoria del compianto Giulio Andreotti, Padre della Patria, l’ultimo vero autentico leader politico italiano in Europa e nel mondo, che salutiamo con le parole “indipendenti” del Santo Padre nel suo “cinguettio” digitale su Twitter:“Chiediamo al Signore che tutta la nostra vita cristiana sia una testimonianza luminosa della sua misericordia e del suo amore”.

© Nicola Facciolini

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