Nefandezze e speranze quotidiane

Francesco Schettino è tornato oggi in aula al Teatro Moderno di Grosseto, per sottoporsi all’interrogatorio nel processo sul naufragio della Costa Concordia ed affermare che cambiò rotta per “favorire l’aspetto commerciale” della crociera, dicendo che della “accostata” omicida non doveva informare nessuno, che è una prassi comune sulle navi da crociera e che, con essa, […]


nefandezzeFrancesco Schettino è tornato oggi in aula al Teatro Moderno di Grosseto, per sottoporsi all’interrogatorio nel processo sul naufragio della Costa Concordia ed affermare che cambiò rotta per “favorire l’aspetto commerciale” della crociera, dicendo che della “accostata” omicida non doveva informare nessuno, che è una prassi comune sulle navi da crociera e che, con essa, voleva prendere “tre piccioni con una fava”, dal momento che sull’isola soggiornava spesso il comandante in pensione Mario Palombo e vi era stata una richiesta da parte dell’isolano Antonello Tievoli, maitre della nave.
“Se sapete parlate. Aiutateci a trovare lo zaino di Loris”, ha scritto su Facebook Antonella Stival, la zia del bimbo di 8 anni strozzato a Santa Croce Camerina, nel Ragusano, trovato ieri da un cacciatore che ora, come atto dovuto, risulta indagato, con il procuratore di Ragusa che lamenta: “Nessun aiuto dalla popolazione”.
Balotelli si scusa dopo il post razzista completando il quadro di vicende diverse ed egualmente orribili, cornice ad una nazione che si riempie di nefandezze, che guarda l’orrore negli occhi e non per chiuderli, ma per sgranarli, facendo della melma il suo quotidiano.
Stamani le scuse della punta dei Reds: “Chiedo scusa se ho offeso qualcuno, volevo essere anti-razzista con umorismo. Adesso capisco che preso fuori dal contesto il messaggio può avere l’effetto opposto. Non tutti i messicani hanno i baffi, non tutti i neri saltano alto e non tutti gli ebrei amano i soldi. Ho utilizzato un’immagine fatta da qualcun altro perché c’era Super Mario e ho pensato che fosse divertente e non offensiva. Di nuovo, mi dispiace”.
Il Messaggero ricostruisce l’operazione “Terra di Mezzo”, che ha fatto emergere una nuova holding criminale che spaziava dalla corruzione, all’estorsione, all’usura, al riciclaggio, con un sodalizio radicato a Roma con a capo il redivivo ex Nar ed ex Banda Magliana Massimo Carminati e, finiti in manette con lui, l’ex amministratore delegato dell’Ente Eur, Riccardo Mancini, l’ex numero uno di Ama Franco Panzironi e l’ex vice capo di gabinetto della giunta Veltroni Luca Odevaine. Carcere anche per Riccardo Brugia, Roberto Lacopo, Matteo Calvio, Fabio Gaudenzi, Raffaele Bracci, Cristiano Guarnera, Giuseppe Ietto, Agostino Gaglianone, Salvatore Buzzi, Fabrizio Franco Testa, Carlo Pucci, Sandro Coltellacci, Nadia Cerrito, Giovanni Fiscon, Claudio Caldarelli, Carlo Mario Guarany, Emanuela Bugitti, Alessandra Garrone, Paolo Di Ninno, Pierina Chiaravalle, Giuseppe Mogliani, Giovanni Lacopo, Claudio Turella, Emilio Gammuto, Giovanni De Carlo.
Ai domiciliari sono finiti invece: Patrizia Caracuzzi, Emanuela Salvatori, Sergio Menichelli, Franco Cancelli, Marco Placidi, Raniero Lucci, Rossana Calistri, Mario Schina. Tra gli indagati figura anche Marco Iannilli, imputato in diversi procedimenti scaturiti dalle inchieste sugli appalti Enav.
I reati contestati sono associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio e altri reati, con ordinanze di custodia che sono state eseguite, oltre che a Roma, nelle province di Latina e Viterbo.
Legambiente traccia la mappa del rischio climatico che è ancora peggiore di quanto si possa immaginare (vedi: http://www.planningclimatechange.org/atlanteclimatico )per il Paese, mentre a Lima è cominciata la 20° Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCC), abbreviata in COP 20, non a caso organizzata in una nazione che dall’80“ ad oggi ha perso il 40% dei suoi ghiacciai.
C’è chi ventila un cauto ottimismo per l’ingresso in campo di due delle maggiori economie del mondo: Usa e Cina, che producono circa il 40% di tutte le emissioni globali, che si sono impegnati a ridurre le emissioni dopo il 2020.
Ma ci sono molti nodi da sciogliere, come ad esempio quello vede Capital Hill non accettare l’approvazione di una bozza troppo “vincolante”.
Va male ovunque il Mondo, con almeno 36 persone uccise nella notte di lunedì in un attacco rivendicato dagli estremisti islamici somali di al-Shabaab, nel nord del Kenya e l’Ucraina devastata da una guerra di cui nessuno più parla ma che non trova fine.
Putin, intanto che si prova a negoziare una tregua, gela e fa crollare in borsa il titolo Saipem, con lo stop della Russia alla costruzione del gasdotto South Stream.
Dopo il bastone la carota, per bocca del ministro dell’Energia Alexander Novak, che rassicura: “La Russia implementerà tutti i contratti con i Paesi europei sulle forniture del gas e rimarrà un fornitore affidabile” .
Ad Hong Kong si arrendono i leader della protesta e chiedono agli studenti di lasciare le strade, poiché: “Ormai è troppo pericoloso e la polizia è fuori controllo”.
Crolla ogni anelito di libertà nella città più moderna del mondo, governata da una oligarchia medioevale che non da spazio a nessun germe di democrazia.
La svolta arriva dopo due mesi di occupazioni di alcune strade nevralgiche dell’ex colonia britannica per chiedere riforme politiche in grado di introdurre un autentico suffragio universale per le elezioni del 2017. Pechino ha accettato che tutti possano votare per il Capo dell’Esecutivo, ma ha mantenuto un decisivo potere di veto sui candidati. Come a dire che può votare chiunque, ma la lista dei nomi resta una scelta centrale.
Ha parlato di fiducia e speranza ai microfono di Radio3 stasera, una casalinga di Teheran, mentre in Iran rincara il pane ed il presidente Hassan Rohani non riesce più a contenere la grave crisi economica del paese.
Ma nonostante una inflazione che galoppa al 45% , ancora c’è un popolo che parla di speranza e ci ricorda che è la speranza l’unico viatico per l’uomo, soprattutto durante le crisi.
A pesare sull’economia iraniana sono state, negli anni, le crescenti sanzioni internazionali dovute all’incapacita’ di raggiungere un accordo con il nucleare, ma è proprio questa profonda crisi, che comunque ancora non fiacca la fiducia del popolo sul suo settimo presidente, che forse garantirà un atteggiamento diverso ed un futuro migliore per la nazione.
E’ dall’estate del 2013 che si parla della questione iraniana come una delle più importanti da risolvere non solo per quel territorio senza pace e, nell’ottobre scorso, si è molto scritto sulla guerra scatenata dall’Arabia Saudita contro alcuni produttori di petrolio “selezionati”: Iran, Iraq, Venezuela, Ecuador e Russia, in una partita che piace agli Stati Uniti che non a caso hanno ottenuto un accordo nella guerra leader contro ISIS / ISIL / Daesh e Califfo Ibrahim.
Dio mezzo, come al solito, il petrolio, fonte primaria di lauti guadagni, con un Brent già sceso sotto i 90 dollari al barile perché la Cina – e tutta l’Asia nel suo complesso – ha rallentato la sua crescita economica, anche se in misura minore rispetto all’Occidente, mentre la produzione è tenuta alta in Arabia Saudita e in Kuwait, con l’Iran che è costretto a tagliare le esportazioni di un milione di barili al giorno per la guerra economica degli Stati Uniti.
C’è poi la Russia che vive umana gravissima crisi e che, pertanto, guarda ad Oriente, con il Vice Premier cinese Wang Yang che ha detto: “La Cina è disposta ad esportare in Russia beni competitivi come prodotti dell’agricoltura e attrezzature per gas e petrolio ma è altrettanto pronta ad importare prodotti di ingegneria russi.” Considerando queste promesse con un aumento delle importazioni alimentari provenienti dall’America Latina,  Mosca non sembra essere alle corde e questo potrebbe comportare un problema per la casa Saud il cui peggior incubo è che Iran e Iraq, aiutati da Putin, potrebbero assumere il ruolo chiave, adesso occupato dai Sauditi, come paese perno tra i produttori di petrolio, nella bilancia mondiale.
Intanto la casalinga di Teheran spera. Spera nel governo e nel suo presidente, spera perché non può di fare altro, perché sa che una sola cosa è senza rimedio: la disperazione.
Mimmo Gangemi parlando di Reggio Calabria su Panorama, traccia il ritratto disperato della intera nazione, da cui fugge la bellezza e da cui fuggono i giovani, che vanno a costruire i destini altrove, senza più la valigia di cartone e lo spago girato intorno, ora con trolley e con la pergamena di laurea stipata dentro, ma con la speranza, la fiduciosa attesa, riposte altrove.

Carlo Di Stanislao

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