Sono o non sono Charlie.. non é questo il dilemma

Da giorni ormai si susseguono sui giornali notizie e dettagli sulla strage perpertata a Parigi da due giovani ragazzi franco-algerini – Said  e Chérif  Kouachi – contro la testata giornalistica Charlie Hebdo. Una buona parte dei commenti anche di autorevoli giornalisti si lancia in analisi pro libertà di stampa e di espressione a tutti i […]

Parigi, sparatoria nella sede di "Charlie Hebdo"Da giorni ormai si susseguono sui giornali notizie e dettagli sulla strage perpertata a Parigi da due giovani ragazzi franco-algerini – Said  e Chérif  Kouachi – contro la testata giornalistica Charlie Hebdo.
Una buona parte dei commenti anche di autorevoli giornalisti si lancia in analisi pro libertà di stampa e di espressione a tutti i costi in cui si invita a riflettere sul fatto che non tutto l’Islam é rappresentato e rappresentabile da Said  e Chérif .
Credo che il dilemma non consista in cio’.
Ma andiamo per gradi.

Charlie Hebdo é un periodico settimanale francese (Hebdo da hebdomadaire-settimanale) di attualità dallo spirito irriverente e satirico con una linea editoriale ben definita e con la scelta, anche qui ben consapevole e ben precisa di non contenere pubblicità alcuna. Ogni settimana vengono spedite circa 150.000 copie ai fedeli lettori che dal 1970 hanno il piacere di leggerlo. Il suo scopo : quello di essere « un journal bête et méchant » (un giornale stupido e cattivo). Insomma leggero nella forma ma pur sempre impegnato nel contenuto. Avete mai visto le vignette di Charlie Hebdo sul terremoto de L’Aquila e sul fim Draquila ? Charlie Hebdo era infatti il partenaire per la distribuzione del film in Francia, aveva cosi’ deciso di dedicare all’evento ben 6 vignette. Eccone alcune :

vignette

Nel 2006 iniziano i guai per Charlie Hebdo, quando il giornale decide di pubblicare una serie di vignette caricaturali di Maometto ; nel giro di un paio di giorni vende oltre 400.000 copie e lo ristampa ben due volte nonostante le richieste del Consiglio francese del culto musulmano di ritirare le vignette. Nel 2011 e nel 2015 il periodico riceve due attacchi legati alle critiche mosse alle sue scelte satiriche, forse troppo irriverenti per alcuni, non abituati a scherzare su certi argomenti.

Le critiche non hanno mai bloccato l’uscita del giornale ne tantomeno gli attacchi subiti. La redazione continua il suo lavoro, forse meno serena e preoccupata per ammissione del suo capo-redattore ma la cosa importante é continuare a riunirsi dove lo si faceva prima e con la stessa intensità.

Said e Chérif Kouachi : due giovani nati a Parigi. Tra i due Chérif, il più piccolo, é una figura controversa, diplomato all’Isef, inizia a lavorare come fattorino per una pizzeria nel XIX arrondissement di Parigi dove decide di andare a vivere con suo fratello Said.
Fino al 2005, i due fratelli sono due giovani che, nelle difficoltà di una famiglia che li ha abbandonati, cercano di preservare un briciolo di serenità e spensieratezza ; appassionati di rap francese, girano anche dei video nei quali si sentono super star, circondati da belle ragazze in un mondo un po’ bling-bling.
Nel 2005 cambia la vita di Chérif, il più piccolo dei due fratelli che, da ragazzo da un’infanzia difficile passata da una famiglia adottiva ad un’altra a seguito della morte dei genitori, si avvicina ad una figura nebulosa e autoritaria quella di Farid Benyettou fondatore di una setta detta « la filière des Buttes-Chaumont », splendido parco nel XIX arrondissement.
Farid recruta tra il 2004 e il 2006 giovani musulmani con l’intento di convincerli a raggiungere i combattenti di Al-Qaida in Iraq.
Chérif nel 2005 decide di partire per la Siria, a quel tempo passerella per l’Iraq. Rientrato in Francia nel 2008, viene condannato a 3 anni di prigione per i fatti accaduti tra il 2004 e il 2006 in merito al reclutamento di nuovi candidati djihadaisti da affiliare alla organizzazione del Buttes-Chaumont da inviare in Siria.
Una volta in carcere Chérif é affascinato da una serie di personaggi legati al mondo islamico estremista. Nel 2010 viene incarcerato una seconda sulla base di forti sospetti che lo legherebbero all’Islam radicale : assidua frequentazione con Abou Hamza condannato a 10 anni di prigione per via di un progetto di attentato contro l’Ambasciata Usa a Parigi, attentato sventato dalla polizia anti terrorismo nel 2010.
Tali sospetti e tali assidue frequentazioni documetate, insieme ad una serie di intercettazioni telefoniche,costituiscono nel 2010 la serie di forti sospetti contro Chérif, forti sospetti che non si trasformano in prove sufficienti per cui il Tribunale di Parigi nel luglio del 2013 si trova costretto a sentenziare un non luogo a procedere, nononstante le forti radici con l’islam radicale e il forte interesse mostrato per la costituzione e legittimazione di una djihad armata.
Said il più grande e anche il meno coinvolto nelle vicende rocambolesche del fratello, ma certamente a lui vicino per via di un indissolubile legame di sangue.
I due vivono a Parigi insieme ed insieme realizzano la strage al periodico Charlie Hebdo.
Anche l’altro attentatore,Coulibaly, che si fa chiamare Abou Bassir Abdallah al-Ifrisi, soldat du califat francese anche lui e attore della morte della vigilessa di Montrouge e della presa di ostaggi nel supermercato cacher di Vincennes alle porte di Parigi. Sarà proprio Coulibaly a rivendicare in un video la paternità degli attentati e cosa c’é dietro. La sincronizzazione temporale tra lui e i fratelli Kouachi e la provenieneza dei fondi che avrebbero aiutato economicamente a realizzare l’attentato contro Charlie Hebdo. Tutto riporta alla setta del Buttes-Chaumont e al recrutamento di un braccio armato di combattenti volontari pronti ad andare in Iraq e a combattere nel nome dello Stato Islamico (État islamique – ISIS), gruppo jihadista attivo in Siria e in Iraq  il cui attuale leader, Abu Bakr al-Baghdadi ha proclamato la rinascita del califfato nei territori caduti sotto il suo controllo

Sin dall’inizio la stampa francese e la stampa estera ipotizzano l’unione che c’é tra i due fratelli, il terrorismo islamico, le vignette pubblicate da Charlie Hebdo e l’attentatore di Vincennes. Da qui prende forma una campagna di difesa dell’espressione di stampa legata alla frase : Je suis Charlie.
Ma il « «je suis Charlie » gridato in silenzio nelle piazze francesi, a cominciare da Place de la République, non puo’ essere interpretato come solo come un no al terrorismo islamico.
La libertà di stampa in Francia come in Europa é sacrosanta ed é inevitabilmente legata l diritto di libertà di espressione. Nessun atto terroristico tout-court puo’ essere giustificato se lesivo di tale libertà né tantomeno se tale libertà di espressione é frutto di una satira irriverente e caustica come il caso del periodico francese. In molti hanno scritto e continuano a farlo che il contenuto eccessivo delle vignette avrebbe urtato la sensibilità del mondo islamico e quindi, in un certo senso, quasi giustificato l’indignazione di molti da cui sarebbe scaturito il gesto attentatore ed inumano dei fratelli Kouachi.
Ma é veramente questo il problema ?
All’indomani della storica marcia di Parigi, tutti i francesi percepiscono il cambiamento : una nuova Era é iniziata per la Francia, ripetono.
Forse sono più consapevoli di altri co-cittadini europei del cambiamento che questa serie di folli attentati ha innescato. Domenica scorsa i Capi di Stato di mezza Europa sfilavano e segnavano un momento storico, mentre in mattinata i rispettivi Ministri si riunivano alla ricerca di una soluzione europea al problema terrorismo.
Sicuramente esiste una minaccia concreta, organizzazioni a tutti note come l’ISIS o al Al-Qaida o Hezbollah ma oggi siamo tristemente consapevoli che non solo le sole ad esistere.
Esistono altri uomini e donne che per un Dio che non chiede affatto terrore e morte ma vita e pace sono pronti a morire nel suo nome. La religione é e deve restare un affare personale che in un Stato laico non puo’ giustificare nessun gesto nel suo nome.
E’ questo passaggio che sconvolge il popolo francese : chiunque puo’ diventare un terrorista, nel nome di una Fede che é personale e tale deve restare. In una Francia che ha da sempre accolto, nel nome di una integrazione tutta alla francese i fondata su un modello assimilazionista basato sull’uguaglianza di tutti senza trattamenti particolari alle minoranze etniche, ma che ha sempre garantito una sorta di pace multiculturale.
Questa pace si é interrrotta la settimana scorsa con l’attentato a Charlie Hebdo a Montrouge e nel supermercato kocher a Vincennes ed ha rotto una sorta di fiducia reciproca che i francesi avevano nei confronti dello status di incolumità nek quale, tutto sommato, erano convinti di vivere.
Il dilemma non é essere o non essere Charlie ma piuttosto questo attentato ha aperto gli occhi a tutta l’Europa sul fatto che romanticamente il secolo scorso il male di vivere era oggetto di poesie, poemi e romanzi oggi di fanatismo basato su questa o quella religione.
Il mio augurio per il 2015 é che in Europa non si faccia nessun passo (indietro), verso il terrore del diverso, la mistificazione di una religione piuttosto che di un’altra, di una nazionalità piuttosto che di un altro colore di pelle.
Intanto stamane a Parigi c’era una coda impressionante davanti ai giornalai : dopo l’attentato la prima copia di Charlie Hebdo é andata in stampa. Tout est pardonné !

Agata Tiberi

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