Un viaggio triste per Desenzano del Garda

Non è stato, come invece sempre le altre volte, un viaggio gioioso per Desenzano del Garda, quello intrapreso da Paganica il 9 luglio. Non per andare a riabbracciare come di consuetudine Giuseppe Palmerini, un cugino quasi un fratello, la sua bella famiglia. Non il periodico incontro con l’emigrato paganichese, ben trapiantato in terra gardesana. E’ […]

Non è stato, come invece sempre le altre volte, un viaggio gioioso per Desenzano del Garda, quello intrapreso da Paganica il 9 luglio. Non per andare a riabbracciare come di consuetudine Giuseppe Palmerini, un cugino quasi un fratello, la sua bella famiglia. Non il periodico incontro con l’emigrato paganichese, ben trapiantato in terra gardesana. E’ stato un viaggio doloroso, per dargli l’estremo saluto. Giuseppino se ne è andato con discrezione, il 7 luglio, in punta di piedi nell’ospedale di Desenzano, dove da qualche giorno era ricoverato per complicanze alla patologia che da alcuni mesi lo assillava.

Gentile, signorile, fine. Un carattere forte, con una grande curiosità intellettuale. Primo di sei fratelli, Giuseppino s’era formato da solo studiando per passione un’intera vita, divorando libri di storia, saggistica, romanzi. Una solida cultura multiforme che gli consentiva di parlare con la coscienza informata su ogni argomento, con una straordinaria proprietà di linguaggio. Scriveva benissimo, mettendoci l’anima, ricercando la migliore forma estetica e colorando i suoi scritti con una rarissima sensibilità. Vere pennellate d’autore. Scritti che tuttavia serbava per sé, nell’intimità della famiglia. Come pure conservava la feconda corrispondenza che intratteneva con amici e congiunti. Una volta, più di vent’anni fa, si decise a partecipare – su mia forte sollecitazione, conoscendone l’innata riservatezza – ad un concorso letterario nazionale, “La Spiga d’Oro”, che per diverse edizioni si è tenuto a Paganica, il suo paese natale. Vinse il primo Premio con una bellissima lirica, “La trebbiatura”, un distillato d’immagini bucoliche e di cultura contadina. Come pure intriganti erano i suoi racconti, alcuni dei quali pubblicati sul periodico “L’Arcobaleno”, che si pubblicava sempre a Paganica a cavallo degli anni ‘80 e ’90, diretto da Alvaro Jovannitti, ex parlamentare suo coetaneo e amico fraterno.

Giuseppe Palmerini era nato a Paganica (L’Aquila) il 3 marzo 1932. Partito giovanissimo per la Scuola Sottufficiali dell’Arma Aeronautica, aveva prestato servizio negli aeroporti militari di Pratica di Mare, Gravina di Puglia e infine nella base Nato di Ghedi, in provincia di Brescia. Quando fu destinato all’aeroporto di Ghedi, gli fu assegnata una bella casetta all’interno dello splendido Parco dell’idroscalo di Desenzano, dove negli Anni Trenta del secolo scorso si erano formati i piloti del famoso Reparto Alta Velocità, tra i quali Francesco Agello, che riuscirono a vincere la prestigiosa Coppa Schneider, conquistando per tre volte l’alloro mondiale di velocità aerea con i loro idrovolanti MC 72 (Macchi), rompendo il muro dei 700 km orari. Dall’idroscalo ogni mattina Giuseppino, insieme ai colleghi, raggiungeva in autobus l’aeroporto di Ghedi. Era sottufficiale marconista, un professionista di grande valore. Proprio per tale motivo il Comando dell’Aeronautica lo scelse per inviarlo in missione negli Stati Uniti, Texas e Arizona, per due volte e per diversi mesi. Poi ancora in Olanda, alcuni anni dopo. Specialista dei caccia Tornado, in dotazione al 6° Stormo “Diavoli rossi” di stanza a Ghedi, si congedò negli anni ’80 con il grado di Maresciallo Maggiore, avendo così più tempo di coltivare la passione per i buoni libri, per annotare ricordi d’infanzia, per vergare belle pagine di vita paesana sulla sua amata terra d’Abruzzo, sulla sua Paganica.

Quando lavoravo a Verona e a Trento, nel 1972-73, spesso andavo da loro come fossi di famiglia, trovandovi il tepore della casa animato dal sorriso di Liliana, sua moglie, e dei figli Fabrizio, Silvia e Andrea. Con Giuseppino ho avuto grande affinità, capace come egli è stato di straordinari gesti di cortesia e d’attenzione. Ha amato Paganica, senza scorie nostalgiche, ma per i valori veri della terra natale e della sua gente. Come pure ha fortemente amato Desenzano, il Garda e la gente gardesana, contribuendo a quell’armoniosa fusione di culture che fanno dovunque bella l’Italia quando gli Italiani sanno conoscersi, apprezzarsi e volersi bene. La sua famiglia è molto stimata ed apprezzata a Desenzano. Ogni componente vi ha impresso la cifra del suo talento, della cordialità, della buona educazione, dei valori veri ereditati da una feconda commistione di radici abruzzesi e venete (della signora Liliana): Fabrizio, primo figlio prematuramente scomparso a 39 anni, come tecnico responsabile di una grande impresa, Silvia nell’insegnamento, Andrea come avvocato in primis, e inoltre come amministratore civico, dapprima assessore alle Finanze ed ora Presidente del Consiglio Comunale di Desenzano del Garda.

Presente alla cerimonia funebre, svoltasi nella gremita Chiesa di San Zeno, il Sindaco di Desenzano, prof. Rosa Leso, che ha portato alla famiglia il commosso saluto della Municipalità, ed una rappresentanza di aviatori in congedo con il Labaro del Gruppo A.M. di Desenzano, che l’ha salutato con la Preghiera dell’Aviatore. Prima dell’estremo saluto, due liriche di Giuseppino sono state lette da un amico: “L’olmo del Castello”, un brano poetico sullo storico albero che cresceva davanti la Chiesa del Castello di Paganica, e una lirica scritta a matita e senza titolo, recente, forse prevedendo vicina la sua dipartita.
Non pensatemi e non piangete/ Sono libero. Non addormentato/ Sono la somma dei venti che tira/
Sono i riflessi diamantini della neve/ Sono la luce del sole sui vetri della tua finestra/
Sono l’amabile pioggia primaverile/Quando ti desti silenzioso al mattino, io sono il rondone che d’improvviso si leva
con gli uccelli in volo/ Di notte io sono nel luccichio delle stelle/
Io sono la musica che riempie i tuoi orecchi/ Ti manderò una risata per asciugarti le lacrime/ Oh no, no, non piangere per me/
Io sono felice, non sono triste. Sono libero

Giuseppe Palmerini lascia dunque una bella eredità morale, la stima e la considerazione di cui egli e l’intera famiglia godono sono lo specchio dell’onore che egli ha saputo rendere alla sua terra. Un bell’esempio che rende orgogliosa la comunità di Paganica, dove ha avuto i natali, che lo ricorderà domenica 12 luglio, alle ore 18, nella Chiesa degli Angeli Custodi. Un esempio, il suo, che rende appena più lieve il distacco, rimanendo fulgida testimonianza di vita che ha saputo costruire ponti di amicizia e di fraternità con tutti. Lo ha ricordato nell’omelia don Federico Palmerini, che con il parroco don Luca ha concelebrato la Messa esequiale: “Dio scrive la controstoria dell’umanità con l’esemplarità di talune testimonianze, scegliendole tra gli umili. E Giuseppe ne ha dato prova per impegno, fedeltà e ricchezza di valori”.

Goffredo Palmerini

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