CGIL: l’Abruzzo non riparte, in un anno soltanto 3.000 posti di lavoro in più

In Abruzzo l’anno scorso gli occupati sono cresciuti di 3.000 unità (rispetto al 2014), passando da 476.000 a 479.000, mentre i disoccupati sono aumentati da 68.000 a 69.000. Il tasso di disoccupazione tuttavia è rimasto invariato, pari al 12,6%, quasi il doppio rispetto a quello del 2008 (6,6%), mentre il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 48,1% […]

In Abruzzo l’anno scorso gli occupati sono cresciuti di 3.000 unità (rispetto al 2014), passando da 476.000 a 479.000, mentre i disoccupati sono aumentati da 68.000 a 69.000. Il tasso di disoccupazione tuttavia è rimasto invariato, pari al 12,6%, quasi il doppio rispetto a quello del 2008 (6,6%), mentre il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 48,1% (giovani compresi tra 15 e 24 anni), rispetto a una media nazionale del 40,3%. L’Abruzzo tra il 2008 – anno di inizio della crisi – e il 2015 ha perso 32.000 posti di lavoro, poiché allora gli occupati erano 511.000. La provincia che ha perso di più in termini assoluti è Pescara (-15mila occupati), seguono L’Aquila a -9.000, Teramo a -7.000 e Chieti a -1.000. Il tasso di disoccupazione più elevato si registra nella provincia dell’Aquila (15%), a seguire vengono Pescara (13%), Chieti (11,9%) e Teramo (11,5%). Sempre restando nell’ambito dei territori provinciali, Chieti è quella che aggancia meglio la ripresa, grazie alla considerevole presenza di grandi imprese, fortemente orientate alle esportazioni.

Da segnalare inoltre che l’occupazione abruzzese non va meglio neppure nel confronto con le altre regioni meridionali, che quasi tutte hanno recuperato posti di lavoro in una quantità superiore alla nostra regione, ad eccezione della Calabria (che perde 8.000 addetti) e del Molise, che l’anno scorso ha guadagnato soltanto 1.000 posti rispetto al 2014. Altro dato significativo è che l’Abruzzo ha recuperato nel settore industriale (esclusa l’edilizia) ,13.000 posti di lavoro, ma ne ha persi altrettanti nel terziario e nei servizi. D’altra parte si tratta di un dato in controtendenza rispetto alle altre regioni, che invece recuperano fortemente occupazione proprio nel terziario. La cassa integrazione totale, nel periodo gennaio-febbraio 2016, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, registra un riduzione da 4.441.012 a 2.475.026 ore, e tuttavia ben 72,9% del totale è costituito da cassa integrazione straordinaria, un numero che segnala la presenza di una crisi ancora rilevante. Molte infatti sono le vertenze aperte che non hanno ancora risposta. Questi dati sull’occupazione evidenziano inoltre che in Abruzzo gli sgravi contributivi previsti dal Jobs Act hanno incrementato i contratti a tempo indeterminato ma non sono riusciti a stimolare la crescita dell’occupazione, tant’è che a gennaio 2016 le assunzioni sono crollat, passando da 4.698 relative a gennaio 2015 a 2225 del gennaio di quest’anno. Dimostrano purtroppo che siamo in presenza di una crisi ancora fortissima, e mettono in evidenza i problemi della struttura produttiva della nostra regione, in larga parte formata da piccole e medie aziende che faticano ad innovarsi dal punto di vista tecnologico e organizzativo, che non riescono ad esportare i loro prodotti e che sono legate soprattutto alla domanda interna abruzzese, che tra l’altro, resta debolissima.

Sono numeri che dimostrano che siamo in presenza di una vera crisi del lavoro, che va affrontata con un consistente rilancio degli investimenti, soprattutto in tecnologie e formazione. In tal senso è necessario che la Regione compia scelte a favore dello sviluppo, che il governo firmi immediatamente il Masterplan per l’Abruzzo, che si attivino celermente le risorse relative alla programmazione europea 2014-2020, che si realizzi un piano del lavoro con al centro la ricollocazione delle lavoratrici e dei lavoratori espulsi dai processi produttivi, insieme ai disoccupati di lunga durata. E’ necessario inoltre che il Programma Garanzia Giovani diventi un vero piano del lavoro per i giovani, con l’obiettivo di stabilizzare tutti coloro che in questi mesi sono stati impegnati in tirocini extra-curriculari presso le aziende abruzzesi. Circa la proposta della Cgil sulla nuova Carta dei diritti universali delle lavoratrici e dei lavoratori, in Abruzzo si sono tenute 638 assemblee, durante le quali hanno votato 36.311 lavoratori, pensionati e cittadini (mentre i partecipanti sono stati molti di più, poiché sono intervenuti tantissimi non iscritti alla Cgil). Anche nella nostra regione ci avvia dunque alla campagna di raccolta firme per far diventare quello che è stato definito il nuovo “Statuto” dei lavoratori una proposta di legge di iniziativa popolare da portare all’esame del Parlamento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *